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12/04/17

13 Reason Why: una serie sul bullismo e sul cyberbullismo


Ho finito qualche giorno fa di vedere la serie 13 Reason Why, uscita da poco in streaming  e su Netflix, basata sul romanzo "13" dello scrittore Jay Asher.
Il tema trattato è molto forte: si parla del suicidio di una liceale, Hannah Baker, e consiste in tredici episodi, ognuno dei quali contiene un motivo che ha spinto la giovane a compiere quest'atto estremo.
Non vi dico nient'altro perchè non voglio svelarvi nulla che possa rovinare la visione.
Lo consiglio però a tutti i giovani che stanno frequentando il liceo o lo hanno già terminato, ai genitori degli stessi e agli insegnanti.
Alcune scene sono molto forti (come quella del suicidio, o alcune scene di violenza sessuale piuttosto esplicita) , ma non è uno dei soliti film che tratta di amore adolescienziale,depressione, ecc..
Si analizzano azioni di routine e la conseguenza che possono avere se non si riflette prima di agire.
Si parla della sofferenza che può causare un commento di troppo, un gossip, una voce falsa. Si parla di bullismo. Violenze di gruppo che posso segnare fortemente la vita di una persona,
Voci messe in giro che possono rovinare per sempre la reputazione. 
Molto spesso nella nostra vita critichiamo le azioni altrui o sentiamo il bisogno di interessarci a ciò che fanno gli altri nella propria vita: risultiamo indiscreti, ma non pensiamo di far del male a nessuno. E infatti una voce indiscreta se viene riferita da una sola persona non causa alcun danno: quando però comincia a diffondersi, quando tutti ne vengono a conoscenza o la ingigantiscono ancor di più, ecco, in questo momento diventa pericolosa.
Ma come si può diffondere un gossip? Una volta c'era solo il passaparola, si diceva "voci di corridoio"...
Oggi non è più così: è l'epoca dei social network, di whatsapp.
Bastano pochi secondi per inviare una foto, un video, in qualsiasi parte del mondo.
Basta un click per rovinare per sempre la vita di un persona.
Basta un semplice commento (anche anonimo) scritto in un momento di noia, privo di riflessione o coscienza; la verità è che dietro un schermo non si è mai sè stessi, ci si sente più forti o si ritiene di poter fare quello che dal vivo non si farebbe mai. Si parla spesso di "leoni da tastiera",no?
Ma quello che mi ha colpito ancor di più della serie è come viene affrontata la dinamica di gruppo. L'insieme fa la forza.
 Infatti tutti coloro che hanno bullizzato Hannah Baker non sentono inizialmente alcun senso di colpa, perchè sono intenti a guardare le colpe altrui.
Si accusano a vicenda: c'è chi pensa di aver fatto cose meno gravi, e si sente libero da un peso,
C'è chi si ostina  a voler nascondere la verità, per paura delle possibili conseguenze.
A questo aggiungiamo infine l'indifferenza: un'arma letale, il silenzio assordante di coloro che 
fingono di non vedere, fingono che qualcosa non li riguardi e accettano la situazione.






29/03/17

Mostra del Bellini- Conegliano

Presso Palazzo Sarcinelli, nel cuore della città di Conegliano, è stata allestita una mostra sul Bellini e i belliniani (suoi seguaci), che resterà aperta fino al 18 giugno 2017.
Una mostra molto interessante e anche piuttosto breve da visitare (facilitata dai cartelloni con spiegazioni), che ci permette di capire l’importanza della figura dell’artista veneziano Giovanni Belllini (noto anche come Giambellino) e la svolta che ha rappresentato per la pittura veneta e anche italiana in generale.
Ogni sala è dedicata ad un tema, ossia un argomento che i pittori del ‘400 affrontavano, tramite la pittura, nelle loro opere.
Si parte da temi religiosi, quali il Cristo che porta la croce, la Vergine con il bambino e le cosiddette Sacre Conversazioni (dipinti in cui erano presenti, oltre alla Madonna con il bambin Gesù, anche santi e angeli).
Erano dipinti destinati per lo più ad una sfera privata, una sorta di superstizione secondo la quale possedere un dipinto religioso all’interno della propria casa avrebbe scacciato i mali.







Colpisce molto il realismo e l’espressività della figure rappresentate: in particolar modo il Cristo sofferente, con gli occhi rossi per il dolore subito. Il Bellini, non a caso, conosceva Andrea Mantegna (molto bene dato che aveva sposato la sorella), celebre pittore della Camera degli Sposi a Mantova, e aveva chiaramente compreso che proprio quest’ultimo era un grande innovatore al quale ispirarsi. 











Le ultime sale sono dedicate ai ritratti. Notiamo in questo caso l’amore per i dettagli, che Giovanni Bellini e i belliniani più in generale avevano appreso dai fiamminghi (dipinto di Durer).
La suonatrice di Liuto, di Bartolomeo Veneto, mi ha colpito molto per la naturalezza e la positività che trasmette la sua espressione: osservandola ci sembra quasi di ascoltare la melodia che è intenta a suonare.
Una serie di dipinti acccostati concludono la mostra, lasciandoci intendere l’esito della pittura veneta nei secoli successivi.




Info:
sede: Palazzo Sarcinelli, via XX settembre132
orari 
martedì, mercoledì e giovedì 10.00 - 18.00
venerdì 10.00 - 21.00
sabato e domenica 10.00 - 20.00
la biglietteria chiude 30 minuti prima 
Chiuso il lunedì

Aperture straordinarie
Domenica 16 aprile (Pasqua), 17 aprile (Lunedì dell’Angelo), martedì 25 aprile, lunedì 1 maggio, venerdì 2 giugno

Biglietti
Intero: €11
Ridotto: €8,50 studenti, adulti over 60, convenzioni
Ridotto: €7 gruppi da 10 a 25 persone
Ridotto scuole: €4
Speciale famiglie: €22 nuclei familiari formati da due adulti e un minorenne (dal secondo minorenne in poi €6)
Gratuito: bambini fino ai 6 anni, disabili con accompagnatore, guide turistiche, due accompagnatori per classe e un accompagnatore per gruppo, giornalisti previo accredito.



21/03/17

Magritte e lo stupro


Il tema dello stupro è, ahimè, molto attuale ed è piuttosto complesso da esporre.
Viene molto spesso considerato un tabù, molti decidono di non esprimersi al riguardo.
Non si può dire lo stesso di Magritte, il quale, come sappiamo, amava far riflettere gli osservatori attraverso le proprie opere.


La sua opera "Lo stupro" (1935), appartenente ad una collezione privata, creò molto scalpore all'epoca. Venne considerata da molti un' opera di cattivo gusto, con riferimenti sessuali troppo espliciti.
Sicuramente anche voi, come me, l'avrete vista almeno una volta (in qualche rivista, sul web o sul libro di arte a scuola) e molto probabilmente avrete anche riso.
Come si fa a concepire logicamente un viso i cui occhi sono sostituiti dal seno, il naso non è altro che un ombelico e il pube viene messo al posto della bocca?
Tutto ciò è assolutamente strano, anormale, va contro ogni nostra concezione di ritratto.
Un'opera fuori dalla norma e molti penseranno "Magritte è pazzo". Sì forse lo era, ma in realtà di quest'opera si cela un significato molto profondo, che solo un uomo con un ingegno fuori dalla norma poteva ideare.
Magritte definisce l'amore puro come un perfetto equilibrio tra volto e corpo. Attraverso gli occhi e l'espressione entriamo in relazione con l'altro, dimostriamo il nostro interesse.


Ma il vero atto d'amore fisico si consuma attraverso la fisicità, il corpo.
Se Magritte avesse voluto rappresentare l'amore avrebbe quindi realizzato un normale ritratto, in cui viso e corpo sono complementari.
Lo stupro invece è qualcosa di malato, qualcosa che sconvolge questo equilibrio. L'atto sessuale viene posto prima di tutto, e prescinde dal fatto che l'altro possa essere consenziente.
Non è altro che una violazione: il corpo viola l'importanza del volto, si sostituisce ad esso, rendendo accecato, sordo e muto l'oggetto sessuale, che perde interamente la sua dignità, la sua individualità.





20/03/17

Musme: museo di storia della medicina e della salute





Per chi ha già visitato Padova in lungo e in largo ed è convinto di aver visto tutto consiglio il Musme, museo della storia della medicina e della salute.

Il Musme è stato inaugurato di recente (precisamente nel 2015) e per questo motivo molti non ne sono a conoscenza. 
Si trova vicino al centro di Padova, poco dopo la famosa tomba di Antenore, il leggendario fondatore della città.
Non bisogna essere per forza medici o studiare medicina per comprendere il contenuto del museo, io stessa non sono una grande amante di questo argomento😂.
Ma vale la pena visitarlo soprattutto per l'approccio innovativo che permette un rapporto completamente diverso con il visitatore, che è un po' l'obiettivo sia dei nuovi che dei vecchi musei ,che si avviano alla modernizzazione.
L'esperienza che mi ha lasciato il Musme è completamente differente rispetto a tutte le altre già avute in precedenza: un buon esempio di come la tecnologia, se usata nel modo giusto, possa accrescere e facilitare la nostra conoscenza.
Puoi gestirti completamente da solo la tua visita.
Puoi decidere se leggere i cartelloni espositivi che descrivono in modo esauriente ciò che viene esposto oppure puoi interagire in modo tecnologico.
In ogni sala sono presenti i cosiddetti "portoni virtuali". Devi semplicemente bussare, servendoti di un piccolo batacchio, e subito appare su uno schermo uno dei tanti protagonisti della storia della medicina padovana, che ti accompagnerà lungo il percorso, intrattenendoti con discorsi molto interessanti e piuttosto divertenti.
Nelle varie sale ci sono diverse indicazioni ("ascolta", "guarda", "gira"..), che attirano la tua attenzione e ti permettono di effettuare una visita non passiva, nella quale ti limiti ad ascoltare (perdendo la concentrazione nel giro di 5 minuti),ma attiva.
Puoi cimentarti in vari quiz per verificare il tuo livello di conoscenza del corpo umano in generale e quella del tuo corpo. 
La prima parte della visita è dedicata al contesto storico in generale, il fatto che il Musme sorga dove un tempo (1414) vi era l'Ospedale di Padova, la riproduzione del cannocchiale di Galileo come simbolo della Rivoluzione Scientifica del '500 e i riferimenti all'Università di Padova, una delle più antiche, nella quale vigeva la libertà di insegnamento (cosa non del tutto scontata all'epoca).
Poi si passa alla medicina in generale, alla composizione anatomica del corpo umano, si mostrano gli attrezzi usati per la dissezione dei cadaveri(da far accapponare la pelle😱) e la riproduzione di "contenitori" entro i quali si effettuavano interventi chirurgici.




Mi hanno colpito molto delle riproduzioni in legno di teschi, nei quali erano evidenziate con diversi colori le varie aree del cervello e le emozioni che si credeva scaturissero da queste aree. Un primo approccio al tema che sarà poi affrontato nei decenni successivi da medici e psicologi, quello della mente e dei processi mentali.
Inoltre sono rimasta incredibilmente stupita dall'utilizzo della stampante in 3D in medicina, che permette tuttora di ricostruire una protesi o un pezzo di organo e che rappresenta un grande progresso.







Insomma lo consiglio a tutti, studenti, lavoratori, famiglie con bambini...
Il Musme ha deciso di addottare un approccio che permette di rendere divertenti perfino i musei, non molto amati dai bambini e da coloro che ne hanno un ricordo come un luogo noioso nel quale sei costretto ad ascoltare, senza  magari apprendere nulla.
In questo modo tra qualche anno andare al museo sarà considerato da tutti come un'attività divertente tanto quanto andare al cinema o uscire per una passeggiata, con un unico obiettivo: quello di conoscere.
Orazio stesso affermava che l'unico modo per avvicinare tutti all'apprendimento era unire l'utile al dilettevole ("miscere utile dulci"), un po' come quando i nostri genitori ci promettevano di lasciarci guardare i cartoni animati solo dopo aver finito i compiti.
Il Musme usa la tecnologia,diventata fondamentale per ogni tipo di attvità e alla portata di tutti (diletto) al fine di un apprendimento (l'utile).

Info:

Dove:  Via San Francesco, 94 35121 Padova

Tel: 049.658767


Orari: Da martedi a venerdì: 14:30-19:00 (aperto alla mattina solo su prenotazione)   
          Weekend e festività: 9:30-19:00
          Chiuso i lunedi non festivi, 25 dicembre e 1 gennaio










03/03/17

Prospettiva pittorica: come nasce e dove trovarla


L'idea di prospettiva, come un insieme di norme geometriche che permettono di rappresentare un oggetto tridimensionale (la realtà) su un piano bidimensionale (la tela), nasce grazie all'artista Filippo Brunelleschi, agli inizi del '400. 
Brunelleschi è conosciuto in tutto il mondo per l'unica e inimitabile "cupola" del Duomo di Firenze, cupola tra virgolette perchè sarebbe meglio parlare di volta ottagonale.
Questa sua opera è frutto dell'accurato studio matematico e geometrico e della riflessione attenta sullo spazio reale; ma non è della cupola che voglio parlarvi😎.
Ecco alcune domande riguardanti questa tecnica:

Quando nasce?

La prospettiva nasce nel periodo chiamato Primo Rinascimento, che corrisponde a inizi '400-metà del '400. 

Chi la inventa?

Filippo Brunelleschi. Egli viene descritto dal Vasari come un uomo molto ambizioso, che amava trovare soluzioni alle questioni apparentemente impossibili, e che partecipava a qualsiasi tipo di concorso-sfida. Era dotato di grande ingegno e manualità: Vasari ritiene che fosse un modo per compensare la sua bruttezza fisica😁.






Il primo esperimento risale al 1423 circa e fu eseguito su una tavoletta non molto grande (25-30 centimetri), sulla quale Brunelleschi aveva dipinto il Battistero di Firenze. Purtroppo la tavoletta non ci è pervenuta, ma sono rimaste delle fonti attendibili che la descrivono.
Questa rappresentava il Battistero tramite il punto di vista dell'osservatore, che doveva trovarsi all'altezza del portale del Duomo (posto esattamente di fronte al Battistero).
Per dimostrare la veridicità dei suoi studi egli fece un buco sulla tavoletta in corrispondenza della porta del battistero raffigurato, più o meno all'altezza dell'occhio di colui che si apprestava ad ammirare l'opera. 
Appoggiava l'occhio sul buco dalla parte posteriore della tavoletta e teneva uno specchio nell'altra mano che rifletteva l'immagine dipinta.


In questo modo, chiunque facesse questo esperimento di fronte al battistero si sarebbe reso conto che le proporzioni tra figura reale e figura rappresentata erano esattamente identiche.













Perchè?

Nasce per la necessità di voler far coincidere la realtà osservata con la realtà dipinta, una necessità quindi di realismo.
Il primo che mise per iscritto le norme prospettiche fu Leon Battista Alberti, il quale nel 1436 scrisse il trattato "De Pictura", che definiva la rappresentazione prospettica come unica e vera rappresentazione del reale. L'arte non fu più vista come artigianato, ma divenne vera e  propria scienza, innalzando la figura dell'artista alla pari dell'intellettuale.

Dove trovarla?

Ci sono numeroso opere che, a partire dal 1400, sono frutto di norme prospettiche. La più esemplificativa, a mio parere, è "La citta Ideale", di Piero della Francesca, dove la disposizione delle mattonelle sul pavimento e le linee stesse degli edifici conferiscono profondità al dipinto. Questo capolavoro, risalente agli ultimi decenni del 1400, si trova all'interno della Galleria Nazionale delle Marche
(http://www.gallerianazionalemarche.it/),presso il Palazzo Ducale di Urbino.
Si è scelto questo luogo perchè è proprio ad Urbino che Piero della Francesca consiglia la casata dei Montelfeltro riguardo le modifiche architettoniche da apportare nella città ( la città di Urbino e tutti i suoi monumenti fanno parte del Patrimonio Unesco dal 1998).




26/02/17

Magritte: aneddoti e particolarità della sua arte

Magritte è un artista molto particolare, oserei dire fuori dal comune e allo stesso tempo dotato di grande genialità: le sue opere sono conosciute in tutto il mondo e rimangono impresse nelle menti degli osservatori per la loro “stranezza”.
Chi di noi non ha mai visto, almeno una volta, un’opera di Magritte senza provare stupore e senza capire il vero significato della stessa?
Magritte racconta alcuni episodi della sua infanzia che hanno molto influenzato la visione della vita.
 Una cassa posta vicino alla sua culla, che scaturì in lui una grande curiosità e la percezione che qualcosa di misterioso potesse essere racchiuso all’interno: è un po’ come il nostro armadio, come luogo del mistero, che spesso ci terrorizzava molto da bambini.
Voi giocavate al parco da piccoli? Magritte no, lui giocava in un cimitero con una ragazzina della sua età. Si divertiva a visitare le cripte, entrando di nascosto, e inoltre rimase fortemente colpito nel vedere un pittore che cercava dipingere quel luogo e le aree circostanti. Egli lo vedeva come un supereroe,che riusciva a  rappresentare quel luogo così misterioso. 
Non possiamo dire che questi sono gli unici motivi per i quali Magritte fa una scelta artistica differente ai suoi contemporanei, ma di certo possiamo considerarli un punto di partenza.
Ovviamente un’infanzia particolare e un grande ingegno non sono elementi sufficienti per parlare di vero e proprio artista: è necessaria una certa abilità nella tecnica pittorica, che a Magritte di certo non mancava.
Egli, però, non aveva uno studio e non perdeva molto tempo nella realizzazione dei suoi dipinti: anzi, una volta riflettuto su ciò che voleva rappresentare, preferiva recarsi al bar con gli amici e dedicarsi alla pittura il giorno successivo. 
Magritte non vive per la pittura, tantomeno per quella degli altri: si racconta che pur di non andare a vedere una mostra di un suo contemporaneo si inventò una scusa molto frivola e preferì ubriacarsi in una caffetteria nelle vicinanze, aspettando che la moglie  e i suoi amici finissero di vedere l’esposizione.
L’arte è incapace di rappresentare la vita nella sua immediatezza. Secondo Magritte tutti i cosiddetti realisti e  impressionisti che dichiarono di rappresentare la realtà o la percezione della stessa compiono tentativi vani ed inutili.
 La vita stessa dell’uomo è avvolta nel mistero: ci sono cose,riguardo la nostra esistenza, che sono misteriose, imperscrutabili. Cose che cerchiamo di prevedere, di semplificare ma che in realtà non capiremo mai fino in fondo. Come può un artista spendere la propria vita per rappresentare qualcosa che non conosce nemmeno fino in fondo? L’arte deve essere disinteressata, libera da qualsiasi vincolo e deve giocare sul mistero, sulla casualità e sull’incoscio.
Magritte è un pittore di idee e di concetti: egli, in tutte le sue opere, inserisce un contrasto, che dà uno spunto di riflessione, che ci fa vedere la realtà sotto un altro aspetto.



Ricorderete sicuramente la celebre opera “La Trahison des images”, un olio su tela contenuto a Los Angeles ma la cui immagine si è diffusa in tutto il mondo, sollevando critiche e parodie di ogni genere.
Magritte dipinge l’immagine di una pipa e vi aggiunge la frase contrastante “Cecì n’est pas una pipe” (questa non è una pipa) e si giustifica dicendo che effettivamente se si prova a riempirla e ad accenderla ci si accorge che non è una pipa.













O il famoso “Impero delle luci”, contenuto all’interno della collezione Peggy Guggheneim a Venezia (qui il sito!), dove la parte inferiore del dipinto rappresenta una strada di sera, con tanto di lampioni accesi e un’abitazione immersa nell’oscurità, mentre nella parte superiore si apre un sereno cielo di giorno.












Vogliamo parlare de “La riproduzione vietata”, che si trova attualmente a Rotterdam, dove ancora una volta egli scardina qualsiasi nostra certezza, rappresentando uno specchio che riflette solo l’immagine del libro senza riflettere il volto dell’individuo che si sta specchiando,e che noi ci aspetteremmo di vedere.
Le opere di Magritte sono davvero tante e ad alcune di essere dedicherò altri articoli per approfondirle al meglio. 











Concluderei con  “La chiaroveggienza”, contenuta in una collezione privata.
Magritte fa un autoritratto di sé stesso mentre dipinge un volatile: non sembrerebbe esserci niente di strano, non è il primo né l’ultimo che compie autoritratti. In realtà, prestando bene attenzione, ci si accorge di un contrasto: l’oggetto che Magritte sembra intento a copiare è un uovo, non un volatile.
Significa quindi che Magritte oltre a limitarsi a dipingere se stesso riesce a rappresentare anche il processo mentale che precede la realizzazione di un’opera. L’uovo è la realtà che egli osserva; il volatile è il prodotto della riflessione (vista come evoluzione, dall’uovo nasce il volatile non a caso) che l’artista compie sull’oggetto che vuole rappresentare.
Non ci sono commenti da aggiungere per descrivere la genialità di questo artista, che si commenta da sola.

23/02/17

Füssli, artista dell'inconscio: cose che non sapevi, curiosità e opere




Johann Heinrich Füssli, nato a Zurigo il 7 febbraio 1741, è stato un importante pittore e letterato romantico. Durante il corso della sua vita viaggiò molto, arrivando persino in Italia, e fu sempre molto attivo nella vita politica dei luoghi che visitava.
Ecco alcune curiosità sulla sua vita che forse non conosci e che permettono di comprendere meglio il carattere di questo artista, molto particolare e misterioso.


1. Füssli era ambidestro, ossia sapeva scrivere molto bene sia con la mano sinistra che con la mano destra. Sviluppò questa sua capacità all'età di 11 anni. Durante le ore di studio dei testi sacri, che non gli interessavano in alcun modo,egli, fingendo di ascoltare il padre, nel frattempo di nascosto si dedicava con l'altra mano alla sua più grande passione, il disegno.

2. Suo padre, John Caspar (ritrattista) non credeva assolutamente che il figlio potesse intraprendere la carriera d'artista. Anzi, fin da piccolo egli si era distinto per la sua inesistente delicatezza, dato che rompeva o danneggiava qualsiasi cosa gli capitasse fra le mani.

3. Oltre all'arte e alla letteratura, un'altra sua grande passione era l'entomologia, nochè il ramo della zoologia che si occupa dello studio degli insetti.

4. Durante i suoi viaggi cambiò più volte lo spelling del suo nome per agevolarne la pronuncia. La prima volta fu in Inghilterra: egli chiedendo informazioni ad un passante, che notò il suo accento svizzero, fu deriso, a causa del pregiudizio dilagante nei confronti degli stranieri. Per questo motivo cambiò il suo nome in "Fusseli". Successivamente, durante il suo viaggio a Roma, lo modificò in "Fuseli".

5. Durante gli studi effettuati a Roma egli era avverso allo studio anatomico svolto sui cadaveri, poichè credeva alla voce secondo la quale Michelangelo fosse morto a causa di una malattia trasmessa da un cadavere in putrefazione.

6. Si innamorò di una ragazza di Zurigo, che nelle sue lettere chiama "Nanna", una donna molto intelligente ed acuta. L'amore era corriposto ma il padre di lei non lo riteneva un buon partito e i due non si unirono mai in matrimonio.

7. Nel 1772 egli fu colpito da una grave febbre, per la quale in poco tempo cambiò colore di capelli (diventarono bianchi) e fu colpito da un tremolìo agli arti che lo accompagnerà per il resto della sua vita.

8. Alla sua più famosa opera, "The Nightmare", il più importante poeta del suo tempo, Darwin, dedicò un componimento.

"So on his NIGHTMARE, through the evening fog,Flits the squab fiend o'er fen, and lake, and bog;Seeks some love-wilder'd maid with sleep oppress'dAlights, and grinning sits upon her breast—Such as of late, amid the murky sky,Was marked by FUSELI'S poetic eye;Whose daring tints, with Shakspeare's happiest grace,Gave to the airy phantom form and place—Back o'er her pillow sinks her blushing head,Her snow-white limbs hang helpless from the bed;While with quick sighs and suffocative breath,Her interrupted heart-pulse swims in death." 

9. Al contrario degli artisti dell'epoca egli non si concentra sulla tecnica delle opere dalle quali prende spunto, ma sul principio che le ha ispirate. Nelle sue opere mette in luce il suo inconscio, nonchè l'insieme delle attività psichiche che l'uomo non può nè comprendere nè tantomento controllare.

OPERE
 
The Nightmare, 1781, Detroit

Altra versione di The Nightmare






















In quest'opera, olio su tela, Füssli dà spazio alla rappresentazione dell'incubo. 
In una stanza in penombra si nota una fanciulla distesa in una posa quasi innaturale sul letto: il suo volto appare sofferente (bocca semiaperta che accentua il tutto) e il candore della sua pelle e dei suoi abiti crea un forte contrasto con le figure che spuntano nell'ombra.
Secondo alcuni studi fatti all'epoca la posizione supina, che presenta la fanciulla nel dipinto, favoriva gli incubi.
Una delle due figure è una cavalla spettrale: è un chiaro riferimento all'etimologia della parola incubo in inglese, composta da "night", ossia notte, e "mare", ossia cavalllina.
Ma un'altra interpretazione etimologica ci permette di introdurre la seconda figura: "nightmare" deriverebbe da "night" e "mara", termine scandinavo usato per indicare gli spiriti maligni che spaventavano i dormienti. Nel dipinto vediamo infatti un essere mostruoso, accovacciato sul petto della fanciulla, in relazione alla sensazione di pesantezza sul petto che una persona prova in stato di ansia e di angoscia.
Füssli per la prima volta riesce a riassumere in un dipinto conscio e incoscio, dimensione concreta e dimensione astratta, dipingendo opere di difficile interpretazione ma di profondi significati celati.

Il silenzio, 1800, Zurigo

Füssli decide di rappresentare il concetto astratto del silenzio.
Egli sceglie di dipingere una figura con il capo chino, senza identità, senza colore, avvolta da un senso di disperazione e rassegnazione.
Raffigura sostanzialmente il nulla, una figura umana che cessa di esistere dal punto di vista relazionale e che si chiude in sè stessa, trasmettendo nell'osservatore un immenso e infinito silenzio.






Giuramento dei tre confederati sul Rütli, 1780, Zurigo

Quest'opera fu commissionata a Füssli per celebrare il patto stretto nel 1291 fra i cantoni svizzeri di Uri, Schwyz e Unterwalden contro gli Asburgo. Egli decide di prendere spunto dall'episodio della classicità relativo al giuramento degli Orazi, ma con delle differenze sostanziali rispetto al suo contemporaneo Jacques-Louis David
Füssli predilige un'inquadratura dal basso che permette uno slancio verso l'alto delle figure rappresentate, per evidenziare la solennità dell'atto. Rifiuta totalmente l'equilibrio classico tra figure e spazio circostante (che vediamo in David), prediligendo dinamismo e forte impatto visivo.

Giuramento dei tre confederati sul Rütli,
 Füssli

Giuramento degli Orazi, Jacques-Luis David

22/02/17

Lago e valli del Mis: percorso per chi ama la natura e la tranquillità


Per gli amanti della natura e delle brevi escursioni (non troppo impegnative😎) consiglio di visitare il lago e le valli del Mis,  in provincia di Belluno.
Mis è precisamente il nome del torrente, che nasce in Trentino e attraversa, verso sud, il Parco delle Dolomiti Bellunesi, formando un lago nella zona di Sospirolo (BL).
Il lago, molto esteso (circa 1,29 km quadrati), ricopre interamente una grande vallata, creando uno scenario quasi surreale.




Acque di mille tonalità differenti, piante che crescono nel bel mezzo del lago, una fusione di elementi naturali che lo rendono un luogo affascinante e vivo.
Sulla sponda del lago è presente un ampio parco, dove chiunque può sedersi ,rilassarsi, ammirare il paesaggio, mangiare in compagnia, sempre nel rispetto del luogo in cui si trova.
Nelle immediate vicinanze è presente un ristobar, dove si può pranzare, evitando di spostarsi in auto.


Rimettendosi in viaggio e percorrendo per circa 10-15 minuti (in auto) la strada provinciale che costeggia il lago, si arriva alle valli del fiume Mis, nonchè il percorso torrentizio che il Mis compie prima di andare a formare il lago.
Qui un percorso con indicazioni permette di costeggiare il torrente e di ammirare un'alternanza di cascatelle e laghetti. 
Un percorso naturalistico dedicato a chi vuole, almeno per un giorno, allontanarsi dal chiasso assordante della città e ascoltare un "silenzio naturale", prodotto dal fruscio delle foglie, dallo scroscio dell'acqua e dalla fauna che abita queste zone.




 Molto importante è che i visitatori si rendano conto dell'importanza di questo luogo e si impegnigno ad assolvere nel migliore dei modi il loro ruolo di turisti, cercando di non recare in alcun modo danno all'ambiente.
Questo luogo, come il Parco delle Dolomiti Bellunesi, nasce con lo scopo di salvaguardare un ambiente naturale unico e di straordinaria bellezza, valorizzandolo e permettendo ai visitatori di far tesoro di questa indimenticabile esperienza.






21/02/17

Amore e Psiche nell'arte: "l'attesa del piacere è essa stessa il piacere"


Tutti, almeno una volta nella nostra vita, abbiamo sentito parlare o potuto ammirare un'opera riguardante Amore e Psiche.
Ma chi sono questi due personaggi e perchè sono diventati oggetto di rappresentazioni da parte degli artisti più noti?

Mito di Amore e Psiche 💑💑

Il mito di Amore e Psiche è narrato nelle Metamorfosi di Apuleio, scrittore, filosofo e sacerdote di scuola platonica. Psiche è una bellissima fanciulla che, raggiunta l'età per il matrimonio, è contesa da molti uomini e, spesso e volentieri, per il suo aspetto viene paragonata alla dea della bellezza Afrodite. Quest'ultima, invidiosa della fanciulla, decide di vendicarsi e chiede aiuto al figlio Cupido (conosciuto anche come Eros o Amore),affidandogli un compito molto importante: egli doveva far innamorare Psiche dell'uomo più brutto, sia fisicamente sia moralmente, sulla faccia della terra, in modo che fosse ricoperta di vergogna per sempre.
Cupido, ferendosi involontariamente con la sua stessa freccia, fallisce nella missione e si innamora perdutamente della ragazza.
I due comiciano ad incontrarsi segretamente in un palazzo, rigorosamente al buio per non scatenare l'ira di Afrodite; fra di loro nasce un sentimento forte.
La loro storia continua serenamente fino a quando Psiche, influenzata dalla sue sorelle che costantemente le chiedevano perchè ella non avesse mai visto l'aspetto del suo amante, accese un lanterna, la notte, e ammirò l'aspetto di Cupido, tradendo la promessa fatta al dio.
Non appena Cupido se ne accorse sparì per sempre, lasciando la fanciulla in balia della sofferenza e del rimorso. Inizialmente Psiche, distrutta dal dolore e dai sensi di colpa, tenterà più volte il suicidio; in un secondo momento reagirà e accetterà le tre difficilissime prove che Afrodite le proporrà, in cambio di poter rivedere il suo amato.
Nella prima prova la fanciulla doveva suddividere un mucchio di granaglie in tanti piccoli mucchietti uguali: riuscirà a superarla solo grazie all'aiuto di un gruppo di formiche, che provavano pena per lei.
La seconda prova, ulteriormente più difficile, consiste nel raccogliere la lana d'oro da un gruppo di pecore; anche in questa prova riceverà l'aiuto da parte di una canna che le consiglierà il da farsi.
Infine vi è la prova più pericolosa, ossia la discesa agli Inferi: Psiche si rende conto della difficoltà della prova e perde ogni speranza, metitando di gettarsi da una torre. Anche in questo caso la torre si anima e le consiglia come raggiungere gli Inferi e come recuperare l'ampolla contenente la belleza eterna di Proserpina: ella, durante la via del ritorno, spinta dalla curiosità, apre l'ampolla e cade in un sonno profondo. Ed ecco che interviene il suo amato Cupido, che la risveglia e chiede aiuto al padre Giove, affinchè i due si possona finalmente unire in matrimonio.
La storia si conclude con il matrimonio di Amore  e Psiche e la nascità della loro figlia Voluttà (più nota come Piacere).

Significato

Possiamo constatare che, nonostante sia un mito molto antico, il suo significato è molto vicino alla modernità e per questo motivo diversi artisti di tutte le epoche hanno pensato di usarlo come tema delle loro opere. Cupido non è altro che la personificazione dell'amore nella sua completezza: un sentimento irrazionale e forte all'inizio che si trasforma in una vera e propria scelta, nel momento in cui i due si uniscono in matrimonio. Psiche, se qualcuno di voi conosce il greco il nome stesso lo dice, è l'anima, che diventa immortale nel momento in cui incontra amore.
Questo mito ha un significato veramente profondo: Apuleio ci sta dicendo che l'unico sentimento che nibilita l'uomo e che lo rende alla pari degli dei, è l'amore.
L'amore supera qualsiasi cosa: le distanze, le ostilità, e perfino l'ostacolo più grande, la morte.

Amore e Psiche nell'arte


Ecco la celebre statua di Amore e Psiche di Antonio Canova (1757-1822), contenuta attualmente al Luovre, scolpita nel marmo. Canova, rifacendosi al mito, rappresenta Pische completamente distesa, in una posa quasi innaturale, che si aggrappa dolcemente a Cupido ( lo riconosciamo per le ali, in continuità rispetto all'immaginario collettivo).
Canova decide di scolpire nel marmo l'istante precedente al più grande atto d'amore,il bacio; è il momento in cui il desiderio d'amore è alle stelle e lo si percepisce dallo sguardo inteso fra i due amanti
Amore e Pische stanti
Citando una celebre frase del filosofo Gotthold Ephraim Lessing, che si rifà a sua volta alla teoria del piacere leopardiana, " l'attesa del  piacere è essa stessa il piacere".
Per chi non volesse andare troppo lontano per ammirare le opere di Canova consiglio la bellissima gipsoteca a Possagno, nei pressi di Treviso (http://www.museocanova.it/), dove si posso ammirare i "gessi", nonchè i bozzetti in terracotta e in marmo di prova dell'artista. Tra questi vi è anche un bozzetto di una statua di Amore e Psiche rappresentati stanti, ossia in piedi.








I dipinti che seguono sono stati realizzati dall'artista francese William-Adolphe Bouguereau (1825-1905).
Egli predilige molto, come oggetto della sua pittura, i personaggi dei miti antichi.
Nel primo dipinto egli raffigura il primo atto d'amore fra Amore e Pische ancora bambini, Psiche viene rappresentata con le ali di farfalla, riferimento celato all'immortalità che acquisisce unendosi al dio. Nel secondo dipinto, Cupido, ormai cresciuto, tiene stretta la fanciulla e si appresta a condurla con lui in cielo tra gli dei.
Psiche. sempre rappresentata con le ali di farfalla, si affida totalmente all'amato, con un'espressione di serenità e fiducia, che solo l'amore può dare. Molto particolare è il drappo violaceo, presente in entrambi i dipinti, che appare sempre condiviso dai due amanti.
Bouguereau afferma che l'arte deve essere solo ed esclusivamente pura rappresentazione di cioè che è bello, di ciò che allieta la vista, trasmettendoci sentimenti ed emozioni positive, che per qualche attimo ci fanno dimenticare i problemi di tutti i giorni.





























Infine, non può mancare, la meravigliosa stanza dedicata ad Amore e Psiche contenuta all'interno del Palazzo Tè a Mantova (descritta nei dettagli nel mio articolo
 https://beontheroadwith.blogspot.it/2017/02/mantova-luoghi-assolutamente-da-visitare.html), opera di Giulio Romano.



Nozze di Amore e Psiche

Amore sveglia Psiche