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12/02/17

Esperienza alla BMTA di Paestum

Nei giorni 30, 31 ottobre e 1 novembre 2015 ho avuto modo, tramite un’attività seminariale promossa dall’università di Padova, di partecipare alla diciottesima edizione della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico (BMTA), tenutasi nella località di Paestum.
La BMTA consiste in una serie di ambienti (Sala Museo, Basilica Paleocristiana…) allestiti in modo da ospitare stand, conferenze, attività di laboratorio e quant’altro, inerenti al turismo culturale.
La Borsa ha lo scopo di favorire la promozione del patrimonio culturale e lo scambio, attraverso il confronto tra Domanda e Offerta, di tutte le forme di turismo relative ad attività economiche, scientifiche, sociali, politiche e culturali.
Ugo Picarelli, ideatore e direttore della BMTA, considera questo evento un’occasione di creare rapporti con Fondazioni internazionali interessate, in modo da valorizzare e salvaguardare al meglio il turismo culturale.
L’accesso ai visitatori e i gruppi(scuole, corsi universitari, quant’altro…) è gratuito.
Basta compilare sul sito un modulo con le proprie generalità, stampare il conseguente badge e presentarlo all’ingresso durante le varie giornate.


Ecco la mia esperienza alla BMTA di Paestum 😃.

→ GIORNO 1

Durante la prima giornata ho deciso di partecipare alla conferenza “Emozioni in movimento in Toscana: viaggiare con dolcezza sulle tracce degli etruschi”, sostenuta dal dirigente della regione Toscana Giovanni D’Agliano.
Nella prima parte dell’intervento Ario Locci e il fotoreporter Enrico Caracciolo hanno presentato un itinerario di più giorni, percorribile in bici per i più sportivi, tra le antiche città etrusche. In particolar modo Caracciolo, tramite le foto scattate lungo l’itinerario, ha cercato di valorizzare la componente paesaggistica, riportando anche le emozioni che tale esperienza ha suscitato in lui.
Di questo intervento ho apprezzato molto il tentativo di conciliare la storia e la cultura con il contesto naturale, cercando anche di catturare l’attenzione di coloro che non sono interessati in modo particolare all’arte.
Questo progetto quindi permette a chiunque di avvicinarsi alla storia, di comprendere che la storia e l’arte sono parte integrante dell’ambiente in cui viviamo.
Nella seconda parte dell’intervento il musicista Stefano Cocco Cantini e l’archeologa Simona Rafanelli hanno presentato in anteprima le parti più significative del documentario “La musica perduta degli Etruschi”, realizzato grazie alla regia di Riccardo Bicicchi(ecco un assaggio del documentario).
In questo emozionante documentario viene presentato il tentativo riuscito, da parte del musicista Cocco Cantini, di riprodurre fedelmente una copia degli strumenti a fiato etruschi, servendosi dei reperti e di dipinti che ornano l’interno delle tombe.
Grazie a questo progetto, nonostante non ci rimangano melodie, possiamo tuttora ascoltare il suono originale di tali strumenti, unico tentativo riuscito al mondo del quale siamo a conoscenza; a questo proposito la breve anteprima del documentario si è conclusa con gli strumenti (la copia e gli originali) suonati all’unisono che producono la medesima melodia e un caloroso applauso carico di emozione dei presenti.
L’oggetto della seconda conferenza a cui ho preso parte era invece l’importanza che l’innovazione tecnologica ed informatica ha avuto sul turismo.
Venivano presentate le app dei musei della provincia di Salerno, ossia applicazioni per mezzo delle quali è possibile tenersi informati in ogni momento e in ogni luogo riguardo agli orari, agli eventi in programma e alle opere che tali musei contengono.
Ho apprezzato molto la possibilità che queste app offrono al turista, dal momento che ormai tutti hanno uno smartphone a portata di mano; in particolar modo l’opportunità di avere informazioni in tempo reale riguardo l’opera che si sta osservando, rendendo la cultura più accessibile a tutti.
La prima giornata si è conclusa poi con una visita agli stand presenti nel padiglione principale. Tali stand riguardavano le regioni d’Italia, che si adoperavano a far propaganda ognuna del proprio patrimonio artistico e culturale, e alcuni stati esteri (quali Grecia, Malta…).
Ho apprezzato la possibilità di poter prendere dai vari stand materiale cartaceo piuttosto esaustivo (dépliant, giornali e quant’altro) a mio piacimento.
Mi sono messa alla prova poi con le attività di laboratorio, in modo particolare la lavorazione della ceramica, seguita dai Fratelli Vestita di Grottaglie, famosi ceramisti che creano oggetti in argilla seguendo canoni tecnici e stilistici del vasellame in uso dalla classicità al Medioevo.

 →GIORNO 2

Nella giornata del 31 ottobre ho partecipato, presso la Sala Museo, al “Workshop Archeovirtual: l’archeologia virtuale tra studio e promozione del territorio”, nella quale venivano presentati progetti nuovi o già in uso atti a rendere l’archeologia e la tecnologia due discipline complementari.
Ho ritenuto interessante l’intervento dello specialista nel settore Davide Pantile riguardo alla possibilità di osservare in tempo reale la ricostruzione, la spiegazione e l’integrazione di un’opera, della quale molto spesso ci rimangono piccoli frammenti o pochi resti.
Ho trovato geniale il fatto che il turista vedendo davanti a sé un’opera, arrivata a noi purtroppo non nella sua completezza, possa vedere, grazie all’archeologia virtuale, l’opera come era originariamente.
A mio parere è un progresso che tutti i musei, le mostre e quant’altro dovrebbero adottare.
Un altro importante aspetto che, secondo il mio parere, evidenzia la complementarietà tra archeologia e tecnologia è fornito dall’esperienza della tecnologia immersiva in 3D, che dà l’opportunità al turista di “viaggiare” in modo virtuale all’interno di contesti storici ricostruiti fedelmente nei minimi dettagli.
Va sottolineato il fatto che l’archeologia virtuale non vuole andare a sostituire quello che è il vedere con i propri occhi la storia, ma è un apporto importante per ricostruire ciò che non c’è più.
Gli specialisti nel settore allestiscono degli stand nei quali si può usufruire e testare questi occhiali in 3D, immergendosi in un Oppidum del II secolo a.C., nel Foro di Augusto a Roma o nel labirinto di Versailles.
Io ho provato personalmente l’esperienza “Vivir en el Opida”, nella quale ho potuto passeggiare lungo le strade dell’Oppidum, entrare all’interno delle abitazioni, usufruire di alcuni oggetti, provando una sensazione di completa immersione nella realtà storica.
Nel pomeriggio ho preso parte alla conferenza presso la Basilica Paleocristiana “L’archeologia interpretata dai grandi fotografi”.
Il fotografo Pino Musi, servendosi degli scatti fatti tra i templi di Paestum e in altre città antiche (quali Efeso, Cnosso...) ha voluto evidenziare l’importanza del ruolo della fotografia nell’ambito del turismo archeologico.
Questo perché il fotografo non si limita a fotografare quello che vede, ma ricerca delle angolazioni, degli effetti di luce, dei momenti consoni che permettano di racchiudere, entro uno scatto, emozioni, sensazioni, contesto paesaggistico e storico.
Pino Musi dimostra quindi come la fotografia si sia innalzata alla pari delle altre forme d’arte, quali scultura e pittura, dal momento che non è altro che “fermare un’emozione nel tempo” e regalarla agli spettatori che ne daranno un’interpretazione nuova e personale.
La giornata del 31 ottobre si è poi conclusa con il fantastico intervento di Alberto Angela, nel quale presentava in anteprima il suo nuovo libro “Pompei”.
In circa due ore di intervento Alberto Angela ha saputo descrivere in modo dettagliato e minuzioso gli effetti disastrosi dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. che ha distrutto interamente le città di Pompei ed Ercolano, con una potenza di gran lunga superiore a quella delle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki.
In parte ha valorizzato il lato positivo, puramente archeologico, dal momento che dal punto di vista conservativo tale eruzione ci ha restituito le città di Pompei ed Ercolano ancora intatte, come se per un attimo il tempo si fosse fermato.
Dall’altra non ha tralasciato il lato umano della vicenda, sottolineando le atroci sofferenze, descrivendo in modo ipotetico le reazioni delle vittime un attimo prima di morire, definendole egli stesso più volte non dei “calchi”, come vengono spesso considerati, ma degli “uomini”.
Alberto Angela ha dimostrato quindi come l’archeologia, pur basandosi su di essi, non sia un insieme di dati puramente scientifici, ma riesca anche a fornire culture, tradizioni e in particolar modo il lato umano (l’humanitas), che rimane invariato nei secoli.
Il tutto immerso nel contesto dei templi, proprio sotto il frontone del tempio di Cerere.

 →GIORNO 3

Durante l’ultima giornata, quella dell’1 novembre, abbiamo visitato la vera e propria area archeologica ed ho scoperto, con un po’ di stupore, che non è costituita solo da edifici religiosi, ma vi sono resti di una grande città.
In questa occasione è stato fatto un distinguo fra “area archeologica” e “parco archeologico”.
A mio parere Paestum, nel contesto paesaggistico in cui è inserita, potrebbe benissimo diventare un parco archeologico: basterebbe curare l’ambiente naturale circostante e valorizzare al meglio gli edifici classici in esso contenuti.

La cosa che mi ha più entusiasmato di questa esperienza è stata la visione, per me nuova, che la BMTA ha saputo dare dell’archeologia: non più qualcosa di statico, fisso su certi standard, spesso troppo legata al passato, ma una disciplina in continua evoluzione, che riesce ad adattarsi a vari contesti e a stare al passo con la società in continuo sviluppo.
Due termini, secondo il mio parere, sono fondamentali per descrivere in modo completo la BMTA.
 Il primo è “VALORIZZAZIONE”: ossia conferire pregio e valore ai beni artistici, come nel caso di Paestum, in cui si è sfruttata l’occasione della Borsa Mediterranea per valorizzare i resti dell’antica città.
Il secondo è “DIVULGAZIONE”, rendere partecipi tutti dei grandi passi avanti dell’archeologia, dai più esperti ai meno esperti.
Questo aspetto è emerso in particolar modo durante le conferenze, in cui tutti potevano fare domande, dire la loro opinione, confrontarsi alla pari con degli specialisti, pur non essendo all’interno del settore.
Un altro aspetto che mi ha colpito molto è stata la passione di coloro che hanno dedicato tempo alla realizzazione di tale evento: non solo lo staff, ma anche coloro che tramite i loro interventi sono riusciti a far assaporare quello che viene definito il “piacere della scoperta”.Questo ci permette di comprendere che la storia, pur essendo antica, è parte integrante della nostre vite; “Historia magistra vitae” diceva Cicerone.
Infatti gli eventi storici, l’evoluzione, gli usi e i costumi ci hanno permesso di diventare quello che siamo oggi.



Ecco alcune foto scattate a Paestum:




tempio di Cerere

una delle lastre contenute all'interno del museo archeologico di Paestum
l'intervento di Alberto Angela presso l'area archeologica



resti dell'antica città

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