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14/02/17

Mostra "Storie dell'Impressionismo": motivi per andarci


Dal 29 ottobre scorso al 17 aprile 2017 il museo di Santa Caterina a Treviso ospita la mostra "Storie dell'impressionismo", organizzata per celebrare i vent'anni di attività dell'associazione culturale Linee d'Ombra, ideata e diretta dal critico d'arte Marco Goldin.
Le mostre organizzate in questi ultimi anni da Goldin e il suo seguito hanno avuto molto successo, sia in termini di visitatori sia per quanto riguarda le opere di valore inestimabile che sono state esposte.
La domanda alla quale voglio rispondere è questa: "Storie dell'impressionismo" si è dimostrata all'altezza delle aspettative?
A mio parere, la risposta è un SI.
In primo luogo focalizziamoci sulla parola storie. Sono presenti realmente delle storie all'interno della mostra?
Si. Possiamo trovare le storie dei singoli artisti, raccontate in cartelloni che affiancano le opere, le quali si mischiano con la vera e propria storia evolutiva del movimento impressionista.
Quest'ultima vede Ingres come punto di partenza,legato alla ritrattistica e all'atmosfera "familiare"; passa poi per Delacroix, che si fa portavoce di alti principi morali e politici; continua con Monet, che dà lo spunto iniziale per la nuova pittura en plein air; si conclude infine con Van Gogh e Gauguin, verso il simbolismo.
In questo contesto l'impressionismo viene inteso più come movimento di idee che come movimento pittorico. 
All'interno della mostra ci si aspetta quindi di vedere tecniche pittoriche totalmente differenti, tematiche che variano senza un ordine ben preciso: questo perchè ogni pittore impressionista offre all'osservatore la propria interpretazione degli aspetti della realtà che più lo aggradano.
La prima mostra impressionista (Primiere Exposition), datata 1874, fu organizzata presso lo studio del famoso fotografo Nadar, al numero 35 di Boulevard de Capucines a Parigi.
Gli artisti si presentarono al pubblico sotto il nome di Societè Anonyme des Artistes Peintres, Sculpteurs, Graveurs.
Non fu sicuramente una coincidenza il fatto di essere ospitati da un fotografo: la fotografia, infatti, aveva gli stessi obiettivi dell'impressionismo, nonchè riprodurre un'immagine il più possibile fedele alla realtà.
Nel loro intento gli impressionisti si concentrano sulla luce e sui colori, più che sul disegno e sulle forme, poichè sono la prima cosa che il nostro occhio riesce a percepire; adottano quindi tecniche diverse rispetto al passato, accostando colori puri e abolendo il chiaro-scuro.
Ci sarebbe molto altro da dire riguardo questo movimento, ma evito di dilungarmi ulteriormente...
Ecco alcune delle opere che mi hanno colpito maggiormente:


  • Ritratto di Madamoiselle Irene Cahen d'Anvers,Renoir

        Non a caso questo dipinto è stato scelto come emblema della mostra.
         L'avevo sempre visto raffigurato nei libri di scuola o in alcune immagini sul web,
        ma dal vivo è tutt'altra cosa. 


Mi ha colpito principalmente lo splendore dello sguardo della fanciulla: è come se Renoir fosse riuscito a creare una sorta di "trasparenza", di luccichio.
Uno sguardo sfuggente, sognante(come quello di ogni bambino),intento ad osservare altro, che incuriosisce l'osservatore.
Una luce del tutto naturale la investe, illuminandole la lunga chioma ramata e la leggiadra veste bianca e azzurra.
Ancora una volta l'attenzione va al colore: molto forte è infatti il contrasto tra il rosso ramato dei capelli e il verde scuro della vegetazione alle sue spalle.










  • Cipressi con due figure, Vincent Van Gogh
         

Non è, a mio parere, una delle opere più significative di questo artista, ma mi ha colpito molto la tecnica pittorica con la quale è stato dipinto.

 Le pennellate, pastose e dense, delineano ogni elemento del paesaggio. Una singola pennellata può servire per raffigurare una nuvola, un ramo del cipresso, il volto delle due donne: tutto grazie al colore. La scena dà l'idea di qualcosa di dinamico, in continuo movimento, come se la campagna fosse investita tutto d'un tratto da un forte vento.









Segnalo inoltre, tra gli artisti emergenti, una piacevole scoperta👌,Matteo Massagrande, al quale è dedicata una piccola sala all'interno del museo. Egli dipinge interni di abitazioni, modellati dal gioco di luce e ombre, molte delle quali sembrano vere e proprie foto!

Matteo Massagrande: fotografia o dipinto!

Alcune note più pratiche😋😎:

Consiglio di visitare, a chi può, la mostra durante la settimana onde evitare code indesiderate. Lo spazio all'ingresso della mostra non è molto ampio, e si rischia di restare in coda all'esterno( in alternativa mettetevi la sveglia :) ). Il museo di Santa Caterina si trova leggermente fuori rispetto al centro di Treviso, ma è facilmente raggiungibile a piedi, grazie anche ai grandi cartelloni che indicano la colllocazione della mostra.
orari della mostra: da lunedì a giovedì: 9:00-18.00 venerdi e sabato: 9.00-20-00 domenica: 9.00-19.00.

MANTOVA: luoghi assolutamente DA VISITARE


Tutti coloro che amano l'arte e scelgono la città di Mantova come destinazione non possono non visitare il meraviglioso e pittoresco Palazzo Tè(ecco il sito!).
Si trova leggermente fuori rispetto al centro di Mantova, ma è comunque molto facile da raggiungere sia in auto sia con i mezzi pubblici.
Questa collocazione ha antefatti puramente storici: nel XII secolo l'architetto e ingegnere idraulico Alberto Pitentino(di origini bergamasche) aveva escogitato un modo per rendere la località di Mantova assolutamente inattaccabile dai nemici. Egli infatti sistemò il fiume Mincio in modo che la città fosse circondata, in ogni sua parte, da quattro laghi: Mantova diventò una vera e propria isola. 
In un secondo momento fu costruito un canale, detto Rio, che divise la città in più isole: una di queste, la più piccola, era chiamata Tejeto, abbreviata a sua volta in Tè. Fu proprio qui che la famosa famiglia dei Gonzaga, dopo aver bonificato la zona piuttosto paludosa, decise di, in un primo momento, riservare l'area all'addestramento dei cavalli (che Francesco II amava molto), e successivamente (per volontà del figlio di Francesco II, ossia Federico) fu costruito un meraviglioso palazzo dedicato all'ozio e allo svago. 
Federico II Gonzaga conobbe a Roma, mentre si trovava lì come ostaggio, il miglior allievo di Raffaello, Giulio Romano. I due divennero subito molto amici, tanto che Federico chiese proprio a Giulio di costruire per lui un palazzo nel quale divertirsi e svagarsi, in particolare modo con Isabella Boschetti, la sua amante.
Giulio Romano decide di stupire Federico costruendo un vero e proprio "palazzo degli inganni", basato su giochi prospettici, finte architetture, che ingannano l'occhio dell'osservatore più attento. 



Ed ecco il primo inganno: il viale d'accesso non conduce il visitatore esattamente davanti all'ingresso del palazzo (come siamo soliti vedere nelle ville o in altri edifici), ma lo affianca lateralmente, dandoci l'illusione di uno spazio più ampio di quello reale.








Una volta entrati dall'ingresso ecco cosa si vede: un palazzo organizzato in più cortili paralleli, che ci danno un senso di spazio indefinito. 
Giulio Romano "gioca" con l'architettura classica: decora le facciate con finti capitelli, trabeazioni fittizie che non sorregono nulla, finestre cieche che non si aprono su alcuno spazio e moltissime metope finemente ornate, disposte vicino al tetto.
Potremmo dire che Romano riesce a riassumere la storia dell'archittettura in facciate straordinariamente basse(presentano un solo piano).

un particolare delle metope




Tre immagini della parte posteriore del Palazzo

All'interno del Palazzo vi sono numerose sale decorate e dipinte dai più importanti artisti dell'epoca.
Ecco le tre, a mio avviso, più importanti.

Sala Grande dei cavalli 🐎😁

Questa sala è un ulteriore emblema dell'illusione: marmi, nicchie, pilastri con capitelli, finti bronzi, e perfino cavalli,tutti dipinti! 
Di questa sala colpisce in particolar modo il realismo che caratterizza i cavalli. Giochi di ombre e di luce sul manto dei destrieri, occhi che fissano costantemente l'osservatore e sembrano seguirlo nei suoi movimenti.








il "famoso" cavallo che fissa costantemente l'osservatore, a prescindere dala sua posizione




Sala di Amore e Psiche💕

In questa sala si celebra un'altra grande passione di Federico II (oltre ai cavalli),ossia l'amore.
Lungo le varie pareti della sala viene dipinto, scena per scena, il mito di Amore e Psiche.
Psiche è una bellissima fanciulla,della cui bellezza Afrodite è molto invidiosa.
Per questo motivo la dea chiede a Cupido, dio dell'amore, di far innamorare la fanciulla di un mostro, affinchè ella fosse ricoperta di vergogna e disprezzo.
Cupido però, fallisce nella missione, ferendosi accidentalmente con una freccia e innamorandosi follemente di Psiche.
Amore non è altro che l'alter ego di Federico, mentre Psiche farebbe riferimento alla sua bellissima amante,Isabella Boschetti.









Ciò che colpisce subito l'occhio dell'osservatore è sicuramente l'alternanza di colori sgargianti e vivaci e la leggiadria con la quale le figure umane sono rappresentate. Mentre la parte più bassa delle pareti è dedicata interamente al banchetto celebrato in onore delle nozze tra Amore e Psiche (il "vissero felici e contenti" posto come episodio conclusivo del mito), le lunette superiori rappresentano lo svolgimento della vicenda.
Psiche infatti, rompe la promessa fatta a Cupido e decide di scoprire la vera identità del suo amante, che fino a quel momento aveva nascosto le proprie sembianze in quanto essere immortale.
Per rimediare a questo è costretta a superare delle prove molto difficili che Afrodite stessa le propone e che sono rappresentate nelle varie lunette.

Sala dei Giganti


A mio parere questa sala è il capolavoro per eccellenza del Palazzo. 

Un luogho nel quale è ancor più difficile distinguere la realtà dall'illusione. 
Potremmo dire che è un primo esempio di "effetti speciali e scenici": queste illusioni non ci sono date soltanto dalla pittura in sè (come abbiamo visto nelle altre stanze), ma dipende da altri fattori.
In primis il fatto che il soffitto non presenti angoli ma sia "arrotondato", per rendere l'osservatore ulteriormente partecipe alle scene raffigurate. 








Colonne che crollano, giganti che cercano in tutti i modi di sostenerle, un grande cielo che si apre sul soffitto con al centro Zeus vittorioso: tutto dà l'illusione di una stanza che sta realmente crollando.
Secondo alcune fonti perfino la pavimentazione, al tempo di Federico II (prima metà del '500), era irregolare e andava a formare una sorta di conca, per influenzare ancor di più i presenti.