Magritte è un artista molto particolare, oserei dire fuori dal comune e allo stesso tempo dotato di grande genialità: le sue opere sono conosciute in tutto il mondo e rimangono impresse nelle menti degli osservatori per la loro “stranezza”.
Chi di noi non ha mai visto, almeno una volta, un’opera di Magritte senza provare stupore e senza capire il vero significato della stessa?
Magritte racconta alcuni episodi della sua infanzia che hanno molto influenzato la visione della vita.
Una cassa posta vicino alla sua culla, che scaturì in lui una grande curiosità e la percezione che qualcosa di misterioso potesse essere racchiuso all’interno: è un po’ come il nostro armadio, come luogo del mistero, che spesso ci terrorizzava molto da bambini.
Voi giocavate al parco da piccoli? Magritte no, lui giocava in un cimitero con una ragazzina della sua età. Si divertiva a visitare le cripte, entrando di nascosto, e inoltre rimase fortemente colpito nel vedere un pittore che cercava dipingere quel luogo e le aree circostanti. Egli lo vedeva come un supereroe,che riusciva a rappresentare quel luogo così misterioso.
Non possiamo dire che questi sono gli unici motivi per i quali Magritte fa una scelta artistica differente ai suoi contemporanei, ma di certo possiamo considerarli un punto di partenza.
Ovviamente un’infanzia particolare e un grande ingegno non sono elementi sufficienti per parlare di vero e proprio artista: è necessaria una certa abilità nella tecnica pittorica, che a Magritte di certo non mancava.
Egli, però, non aveva uno studio e non perdeva molto tempo nella realizzazione dei suoi dipinti: anzi, una volta riflettuto su ciò che voleva rappresentare, preferiva recarsi al bar con gli amici e dedicarsi alla pittura il giorno successivo.
Magritte non vive per la pittura, tantomeno per quella degli altri: si racconta che pur di non andare a vedere una mostra di un suo contemporaneo si inventò una scusa molto frivola e preferì ubriacarsi in una caffetteria nelle vicinanze, aspettando che la moglie e i suoi amici finissero di vedere l’esposizione.
L’arte è incapace di rappresentare la vita nella sua immediatezza. Secondo Magritte tutti i cosiddetti realisti e impressionisti che dichiarono di rappresentare la realtà o la percezione della stessa compiono tentativi vani ed inutili.
La vita stessa dell’uomo è avvolta nel mistero: ci sono cose,riguardo la nostra esistenza, che sono misteriose, imperscrutabili. Cose che cerchiamo di prevedere, di semplificare ma che in realtà non capiremo mai fino in fondo. Come può un artista spendere la propria vita per rappresentare qualcosa che non conosce nemmeno fino in fondo? L’arte deve essere disinteressata, libera da qualsiasi vincolo e deve giocare sul mistero, sulla casualità e sull’incoscio.
Magritte è un pittore di idee e di concetti: egli, in tutte le sue opere, inserisce un contrasto, che dà uno spunto di riflessione, che ci fa vedere la realtà sotto un altro aspetto.
Ricorderete sicuramente la celebre opera “La Trahison des images”, un olio su tela contenuto a Los Angeles ma la cui immagine si è diffusa in tutto il mondo, sollevando critiche e parodie di ogni genere.
Magritte dipinge l’immagine di una pipa e vi aggiunge la frase contrastante “Cecì n’est pas una pipe” (questa non è una pipa) e si giustifica dicendo che effettivamente se si prova a riempirla e ad accenderla ci si accorge che non è una pipa.
O il famoso “Impero delle luci”, contenuto all’interno della collezione Peggy Guggheneim a Venezia (qui il sito!), dove la parte inferiore del dipinto rappresenta una strada di sera, con tanto di lampioni accesi e un’abitazione immersa nell’oscurità, mentre nella parte superiore si apre un sereno cielo di giorno.
Vogliamo parlare de “La riproduzione vietata”, che si trova attualmente a Rotterdam, dove ancora una volta egli scardina qualsiasi nostra certezza, rappresentando uno specchio che riflette solo l’immagine del libro senza riflettere il volto dell’individuo che si sta specchiando,e che noi ci aspetteremmo di vedere.
Le opere di Magritte sono davvero tante e ad alcune di essere dedicherò altri articoli per approfondirle al meglio.
Concluderei con “La chiaroveggienza”, contenuta in una collezione privata.
Magritte fa un autoritratto di sé stesso mentre dipinge un volatile: non sembrerebbe esserci niente di strano, non è il primo né l’ultimo che compie autoritratti. In realtà, prestando bene attenzione, ci si accorge di un contrasto: l’oggetto che Magritte sembra intento a copiare è un uovo, non un volatile.
Significa quindi che Magritte oltre a limitarsi a dipingere se stesso riesce a rappresentare anche il processo mentale che precede la realizzazione di un’opera. L’uovo è la realtà che egli osserva; il volatile è il prodotto della riflessione (vista come evoluzione, dall’uovo nasce il volatile non a caso) che l’artista compie sull’oggetto che vuole rappresentare.
Non ci sono commenti da aggiungere per descrivere la genialità di questo artista, che si commenta da sola.
Vi è mai capitato di avere pochi giorni a disposizione per visitare una città e non sapere da che parte iniziare? Di rendervi conto che in realtà 24 ore sono troppo poche per visitare tutto? Ecco i miei consigli su come sfruttare al meglio il tempo a vostra disposizione ;)
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26/02/17
23/02/17
Füssli, artista dell'inconscio: cose che non sapevi, curiosità e opere
Johann Heinrich Füssli, nato a Zurigo il 7 febbraio 1741, è stato un importante pittore e letterato romantico. Durante il corso della sua vita viaggiò molto, arrivando persino in Italia, e fu sempre molto attivo nella vita politica dei luoghi che visitava.
Ecco alcune curiosità sulla sua vita che forse non conosci e che permettono di comprendere meglio il carattere di questo artista, molto particolare e misterioso.
1. Füssli era ambidestro, ossia sapeva scrivere molto bene sia con la mano sinistra che con la mano destra. Sviluppò questa sua capacità all'età di 11 anni. Durante le ore di studio dei testi sacri, che non gli interessavano in alcun modo,egli, fingendo di ascoltare il padre, nel frattempo di nascosto si dedicava con l'altra mano alla sua più grande passione, il disegno.
2. Suo padre, John Caspar (ritrattista) non credeva assolutamente che il figlio potesse intraprendere la carriera d'artista. Anzi, fin da piccolo egli si era distinto per la sua inesistente delicatezza, dato che rompeva o danneggiava qualsiasi cosa gli capitasse fra le mani.
3. Oltre all'arte e alla letteratura, un'altra sua grande passione era l'entomologia, nochè il ramo della zoologia che si occupa dello studio degli insetti.
4. Durante i suoi viaggi cambiò più volte lo spelling del suo nome per agevolarne la pronuncia. La prima volta fu in Inghilterra: egli chiedendo informazioni ad un passante, che notò il suo accento svizzero, fu deriso, a causa del pregiudizio dilagante nei confronti degli stranieri. Per questo motivo cambiò il suo nome in "Fusseli". Successivamente, durante il suo viaggio a Roma, lo modificò in "Fuseli".
5. Durante gli studi effettuati a Roma egli era avverso allo studio anatomico svolto sui cadaveri, poichè credeva alla voce secondo la quale Michelangelo fosse morto a causa di una malattia trasmessa da un cadavere in putrefazione.
6. Si innamorò di una ragazza di Zurigo, che nelle sue lettere chiama "Nanna", una donna molto intelligente ed acuta. L'amore era corriposto ma il padre di lei non lo riteneva un buon partito e i due non si unirono mai in matrimonio.
7. Nel 1772 egli fu colpito da una grave febbre, per la quale in poco tempo cambiò colore di capelli (diventarono bianchi) e fu colpito da un tremolìo agli arti che lo accompagnerà per il resto della sua vita.
8. Alla sua più famosa opera, "The Nightmare", il più importante poeta del suo tempo, Darwin, dedicò un componimento.
"So on his NIGHTMARE, through the evening fog,Flits the squab fiend o'er fen, and lake, and bog;Seeks some love-wilder'd maid with sleep oppress'dAlights, and grinning sits upon her breast—Such as of late, amid the murky sky,Was marked by FUSELI'S poetic eye;Whose daring tints, with Shakspeare's happiest grace,Gave to the airy phantom form and place—Back o'er her pillow sinks her blushing head,Her snow-white limbs hang helpless from the bed;While with quick sighs and suffocative breath,Her interrupted heart-pulse swims in death."
9. Al contrario degli artisti dell'epoca egli non si concentra sulla tecnica delle opere dalle quali prende spunto, ma sul principio che le ha ispirate. Nelle sue opere mette in luce il suo inconscio, nonchè l'insieme delle attività psichiche che l'uomo non può nè comprendere nè tantomento controllare.
OPERE
The Nightmare, 1781, Detroit
Altra versione di The Nightmare |
In quest'opera, olio su tela, Füssli dà spazio alla rappresentazione dell'incubo.
In una stanza in penombra si nota una fanciulla distesa in una posa quasi innaturale sul letto: il suo volto appare sofferente (bocca semiaperta che accentua il tutto) e il candore della sua pelle e dei suoi abiti crea un forte contrasto con le figure che spuntano nell'ombra.
Secondo alcuni studi fatti all'epoca la posizione supina, che presenta la fanciulla nel dipinto, favoriva gli incubi.
Una delle due figure è una cavalla spettrale: è un chiaro riferimento all'etimologia della parola incubo in inglese, composta da "night", ossia notte, e "mare", ossia cavalllina.
Ma un'altra interpretazione etimologica ci permette di introdurre la seconda figura: "nightmare" deriverebbe da "night" e "mara", termine scandinavo usato per indicare gli spiriti maligni che spaventavano i dormienti. Nel dipinto vediamo infatti un essere mostruoso, accovacciato sul petto della fanciulla, in relazione alla sensazione di pesantezza sul petto che una persona prova in stato di ansia e di angoscia.
Füssli per la prima volta riesce a riassumere in un dipinto conscio e incoscio, dimensione concreta e dimensione astratta, dipingendo opere di difficile interpretazione ma di profondi significati celati.
Il silenzio, 1800, Zurigo
Füssli decide di rappresentare il concetto astratto del silenzio.
Egli sceglie di dipingere una figura con il capo chino, senza identità, senza colore, avvolta da un senso di disperazione e rassegnazione.
Raffigura sostanzialmente il nulla, una figura umana che cessa di esistere dal punto di vista relazionale e che si chiude in sè stessa, trasmettendo nell'osservatore un immenso e infinito silenzio.
Giuramento dei tre confederati sul Rütli, 1780, Zurigo
Quest'opera fu commissionata a Füssli per celebrare il patto stretto nel 1291 fra i cantoni svizzeri di Uri, Schwyz e Unterwalden contro gli Asburgo. Egli decide di prendere spunto dall'episodio della classicità relativo al giuramento degli Orazi, ma con delle differenze sostanziali rispetto al suo contemporaneo Jacques-Louis David.
Füssli predilige un'inquadratura dal basso che permette uno slancio verso l'alto delle figure rappresentate, per evidenziare la solennità dell'atto. Rifiuta totalmente l'equilibrio classico tra figure e spazio circostante (che vediamo in David), prediligendo dinamismo e forte impatto visivo.
Giuramento dei tre confederati sul Rütli, Füssli |
Giuramento degli Orazi, Jacques-Luis David |
22/02/17
Lago e valli del Mis: percorso per chi ama la natura e la tranquillità
Per gli amanti della natura e delle brevi escursioni (non troppo impegnative😎) consiglio di visitare il lago e le valli del Mis, in provincia di Belluno.
Mis è precisamente il nome del torrente, che nasce in Trentino e attraversa, verso sud, il Parco delle Dolomiti Bellunesi, formando un lago nella zona di Sospirolo (BL).
Il lago, molto esteso (circa 1,29 km quadrati), ricopre interamente una grande vallata, creando uno scenario quasi surreale.
Acque di mille tonalità differenti, piante che crescono nel bel mezzo del lago, una fusione di elementi naturali che lo rendono un luogo affascinante e vivo.
Sulla sponda del lago è presente un ampio parco, dove chiunque può sedersi ,rilassarsi, ammirare il paesaggio, mangiare in compagnia, sempre nel rispetto del luogo in cui si trova.
Nelle immediate vicinanze è presente un ristobar, dove si può pranzare, evitando di spostarsi in auto.
Rimettendosi in viaggio e percorrendo per circa 10-15 minuti (in auto) la strada provinciale che costeggia il lago, si arriva alle valli del fiume Mis, nonchè il percorso torrentizio che il Mis compie prima di andare a formare il lago.
Qui un percorso con indicazioni permette di costeggiare il torrente e di ammirare un'alternanza di cascatelle e laghetti.
Un percorso naturalistico dedicato a chi vuole, almeno per un giorno, allontanarsi dal chiasso assordante della città e ascoltare un "silenzio naturale", prodotto dal fruscio delle foglie, dallo scroscio dell'acqua e dalla fauna che abita queste zone.
Molto importante è che i visitatori si rendano conto dell'importanza di questo luogo e si impegnigno ad assolvere nel migliore dei modi il loro ruolo di turisti, cercando di non recare in alcun modo danno all'ambiente.
Questo luogo, come il Parco delle Dolomiti Bellunesi, nasce con lo scopo di salvaguardare un ambiente naturale unico e di straordinaria bellezza, valorizzandolo e permettendo ai visitatori di far tesoro di questa indimenticabile esperienza.
21/02/17
Amore e Psiche nell'arte: "l'attesa del piacere è essa stessa il piacere"
Tutti, almeno una volta nella nostra vita, abbiamo sentito parlare o potuto ammirare un'opera riguardante Amore e Psiche.
Ma chi sono questi due personaggi e perchè sono diventati oggetto di rappresentazioni da parte degli artisti più noti?
Mito di Amore e Psiche 💑💑
Il mito di Amore e Psiche è narrato nelle Metamorfosi di Apuleio, scrittore, filosofo e sacerdote di scuola platonica. Psiche è una bellissima fanciulla che, raggiunta l'età per il matrimonio, è contesa da molti uomini e, spesso e volentieri, per il suo aspetto viene paragonata alla dea della bellezza Afrodite. Quest'ultima, invidiosa della fanciulla, decide di vendicarsi e chiede aiuto al figlio Cupido (conosciuto anche come Eros o Amore),affidandogli un compito molto importante: egli doveva far innamorare Psiche dell'uomo più brutto, sia fisicamente sia moralmente, sulla faccia della terra, in modo che fosse ricoperta di vergogna per sempre.
Cupido, ferendosi involontariamente con la sua stessa freccia, fallisce nella missione e si innamora perdutamente della ragazza.
I due comiciano ad incontrarsi segretamente in un palazzo, rigorosamente al buio per non scatenare l'ira di Afrodite; fra di loro nasce un sentimento forte.
La loro storia continua serenamente fino a quando Psiche, influenzata dalla sue sorelle che costantemente le chiedevano perchè ella non avesse mai visto l'aspetto del suo amante, accese un lanterna, la notte, e ammirò l'aspetto di Cupido, tradendo la promessa fatta al dio.
Non appena Cupido se ne accorse sparì per sempre, lasciando la fanciulla in balia della sofferenza e del rimorso. Inizialmente Psiche, distrutta dal dolore e dai sensi di colpa, tenterà più volte il suicidio; in un secondo momento reagirà e accetterà le tre difficilissime prove che Afrodite le proporrà, in cambio di poter rivedere il suo amato.
Nella prima prova la fanciulla doveva suddividere un mucchio di granaglie in tanti piccoli mucchietti uguali: riuscirà a superarla solo grazie all'aiuto di un gruppo di formiche, che provavano pena per lei.
La seconda prova, ulteriormente più difficile, consiste nel raccogliere la lana d'oro da un gruppo di pecore; anche in questa prova riceverà l'aiuto da parte di una canna che le consiglierà il da farsi.
Infine vi è la prova più pericolosa, ossia la discesa agli Inferi: Psiche si rende conto della difficoltà della prova e perde ogni speranza, metitando di gettarsi da una torre. Anche in questo caso la torre si anima e le consiglia come raggiungere gli Inferi e come recuperare l'ampolla contenente la belleza eterna di Proserpina: ella, durante la via del ritorno, spinta dalla curiosità, apre l'ampolla e cade in un sonno profondo. Ed ecco che interviene il suo amato Cupido, che la risveglia e chiede aiuto al padre Giove, affinchè i due si possona finalmente unire in matrimonio.
La storia si conclude con il matrimonio di Amore e Psiche e la nascità della loro figlia Voluttà (più nota come Piacere).
Significato
Possiamo constatare che, nonostante sia un mito molto antico, il suo significato è molto vicino alla modernità e per questo motivo diversi artisti di tutte le epoche hanno pensato di usarlo come tema delle loro opere. Cupido non è altro che la personificazione dell'amore nella sua completezza: un sentimento irrazionale e forte all'inizio che si trasforma in una vera e propria scelta, nel momento in cui i due si uniscono in matrimonio. Psiche, se qualcuno di voi conosce il greco il nome stesso lo dice, è l'anima, che diventa immortale nel momento in cui incontra amore.
Questo mito ha un significato veramente profondo: Apuleio ci sta dicendo che l'unico sentimento che nibilita l'uomo e che lo rende alla pari degli dei, è l'amore.
L'amore supera qualsiasi cosa: le distanze, le ostilità, e perfino l'ostacolo più grande, la morte.
Amore e Psiche nell'arte
Ecco la celebre statua di Amore e Psiche di Antonio Canova (1757-1822), contenuta attualmente al Luovre, scolpita nel marmo. Canova, rifacendosi al mito, rappresenta Pische completamente distesa, in una posa quasi innaturale, che si aggrappa dolcemente a Cupido ( lo riconosciamo per le ali, in continuità rispetto all'immaginario collettivo).
Canova decide di scolpire nel marmo l'istante precedente al più grande atto d'amore,il bacio; è il momento in cui il desiderio d'amore è alle stelle e lo si percepisce dallo sguardo inteso fra i due amanti
Amore e Pische stanti |
Per chi non volesse andare troppo lontano per ammirare le opere di Canova consiglio la bellissima gipsoteca a Possagno, nei pressi di Treviso (http://www.museocanova.it/), dove si posso ammirare i "gessi", nonchè i bozzetti in terracotta e in marmo di prova dell'artista. Tra questi vi è anche un bozzetto di una statua di Amore e Psiche rappresentati stanti, ossia in piedi.
I dipinti che seguono sono stati realizzati dall'artista francese William-Adolphe Bouguereau (1825-1905).
Egli predilige molto, come oggetto della sua pittura, i personaggi dei miti antichi.
Nel primo dipinto egli raffigura il primo atto d'amore fra Amore e Pische ancora bambini, Psiche viene rappresentata con le ali di farfalla, riferimento celato all'immortalità che acquisisce unendosi al dio. Nel secondo dipinto, Cupido, ormai cresciuto, tiene stretta la fanciulla e si appresta a condurla con lui in cielo tra gli dei.
Psiche. sempre rappresentata con le ali di farfalla, si affida totalmente all'amato, con un'espressione di serenità e fiducia, che solo l'amore può dare. Molto particolare è il drappo violaceo, presente in entrambi i dipinti, che appare sempre condiviso dai due amanti.
Bouguereau afferma che l'arte deve essere solo ed esclusivamente pura rappresentazione di cioè che è bello, di ciò che allieta la vista, trasmettendoci sentimenti ed emozioni positive, che per qualche attimo ci fanno dimenticare i problemi di tutti i giorni.
Infine, non può mancare, la meravigliosa stanza dedicata ad Amore e Psiche contenuta all'interno del Palazzo Tè a Mantova (descritta nei dettagli nel mio articolo
https://beontheroadwith.blogspot.it/2017/02/mantova-luoghi-assolutamente-da-visitare.html), opera di Giulio Romano.
Nozze di Amore e Psiche |
Amore sveglia Psiche |
16/02/17
Villa Foscarini Rossi: un magico tour tra meravigliosi affreschi e calzature che hanno fatto la storia
Lungo le sponde di un
naviglio, nell’area conosciuta come Riviera del Brenta, vi sono moltissime
ville, abitate in passato dai nobili veneziani nei periodi di villeggiatura
(solitamente da maggio a settembre). Tra di esse, nella cittadina di Stra, emerge
villa Foscarini Rossi, realizzata su modello palladiano.
Apprezzata da un pubblico per certi aspetti distinto, ossia coloro che amano l'arte e quelli invece più indirizzati verso la moda, Villa Foscarini è carica di una componente culturale non indifferente.
Lascia, a mio parere, una bella esperienza, data dal continuo "mischiarsi" di passato e presente, che la rende una edificio "vissuto".
Apprezzata da un pubblico per certi aspetti distinto, ossia coloro che amano l'arte e quelli invece più indirizzati verso la moda, Villa Foscarini è carica di una componente culturale non indifferente.
Lascia, a mio parere, una bella esperienza, data dal continuo "mischiarsi" di passato e presente, che la rende una edificio "vissuto".
La villa ha due nomi, che
si riferiscono a due dei tre proprietari che si sono susseguiti negli anni.
Jacopo Foscarini,
appartenente alla nobile famiglia veneziana dei Foscarini, nel 1599 fece costruire
la villa padronale, sfruttando i suoi possedimenti in quest’area, che
consistevano in una piccola casa rurale e un orticello. In un secondo momento i
suoi successori si occuparono di edificare l’altro non meno importante edificio,
la Foresteria.
Rossi invece è il nome della famiglia che attualmente abita nel complesso, la quale dedica villa e Foresteria, rispettivamente al museo della calzatura e a vari eventi, (congressi, matrimoni…ecc.). Tra questi spicca la figura di Luigino Rossi, che è stato proprietario per lungo tempo del noto calzaturificio Rossimoda, una delle aziende leader in Riviera per fatturato e livelli qualitativi raggiunti. Egli ha permesso il restauro che ha riportato la villa all’antico splendore.
Rossi invece è il nome della famiglia che attualmente abita nel complesso, la quale dedica villa e Foresteria, rispettivamente al museo della calzatura e a vari eventi, (congressi, matrimoni…ecc.). Tra questi spicca la figura di Luigino Rossi, che è stato proprietario per lungo tempo del noto calzaturificio Rossimoda, una delle aziende leader in Riviera per fatturato e livelli qualitativi raggiunti. Egli ha permesso il restauro che ha riportato la villa all’antico splendore.
struttura attuale della villa |
La struttura della villa al tempo dei Foscarini ci è rimasta grazie all’incisione di Gian Francesco Costa,nella quale riconosciamo gli elementi tipici dello stile dell’architetto Vincenzo Scamozzi, allievo del celebre Andrea Palladio. Sulla facciata si erge un pronao piuttosto ampio, costituito da colonne e capitelli, caratterizzati dal colore bianco che trasmette purezza e candore.
Affiancate al pronao si
aprono due imponenti scalinate che consentivano l’accesso al piano nobiliare
(primo piano). Le scale sono state però eliminate nel momento in cui la villa
passò di proprietà alla famiglia veronese dei Negrelli nell’800. I Negrelli infatti,
arrivando in carrozza, decidono di aggiungere, per motivi puramente pratici,
due spazi laterali, prediligendo quindi l’ingresso al piano terra.
Sul tetto si ergono quattro pinnacoli che simboleggiano lo stato di Jacopo Foscarini: egli era capitano della flotta marittima veneziana, e aveva vinto un’importantissima battaglia a Corfù contro i turchi. Questi pinnacoli, ripresi sia posteriormente che anteriormente, celebrano la presenza di un vero e proprio eroe della Serenissima tra i membri della famiglia.
La Foresteria, invece,
è stata attribuita all’architetto veneziano Francesco Contin.
Essa nasce innanzitutto
come barchessa, quindi deposito di attrezzi agricoli, e solo in un secondo
momento viene riservata ai “foresti”, ossia gli ospiti (da qui il nome
Foresteria)
Proprio
all’interno di quest’ultima possiamo ammirare il meraviglioso Salone delle
feste, interamente affrescato nel 1652 per volontà di Alvise Foscarini, allo
scopo di celebrare il matrimonio del figlio avvenuto un anno prima.
Nel
Salone lavorano due importanti artisti dell’epoca: Domenico de Brunis (Brescia, fine del XVI secolo- Brascia,1666), il cui nome è ricordato in un cartiglio sul soffitto della sala, e Pietro Liberi (Padova,1605- Venezia, 1687). Il primo appartenente alla scuola prospettica bresciana: è opera sua il trompe l'oeil che colpisce subito l'occhio dell'osservatore. Egli utilizza degli escamotage per conferire alla sala una maggiore estensione sia in larhezza che in altezza, dando l'illusione di uno spazio più ampio rispetto a quello reale. De Brunis utilizza la ripetizione di elementi uguali, in questo caso colonne decorate con capitelli compositi, che si susseguono secondo le leggi prospettiche.
Sul
soffitto, leggermente bombato, si apre invece una terrazzina dipinta su tutti e
quattro i lati, caratterizzata da colonne dette “fuggenti”. Queste ultime
presentano due caratteristiche singolari: hanno la
medesima lunghezza, nonostante ai nostri occhi appaiano differenti, e la loro inclinazione cambia a seconda del punto di vista dell’osservatore.
All’interno
di queste finte strutture architettoniche lavora invece Pietro Liberi, il quale
dipinge rispettivamente l’allegoria della guerra, sul lato destro rispetto
all’ingresso; l’allegoria della pace,
sul lato
opposto; infine la celebrazione delle virtù dei Foscarini, sulla parte centrale
del soffitto. Tutte le opere di Liberi, contenute all’interno del Salone,
richiedono un’interpretazione: ogni elemento raffigurato possiede un
significato altro rispetto a quello che palesemente si vede.
Il protagonista
dell’allegoria della guerra è il dio Marte, nelle vesti di soldato, che scende
al di sopra di una nuvola e viene bloccato da tre donne. Quella di spalle,
completamente nuda, è Verità (l’emblematica “nuda verità “nominata da molti
poeti).
Alla sua
sinistra, in ginocchio, c’è Dottrina, una donna più anziana rispetto alle
altre, ben vestita. Ella tiene vicino ai piedi un libro, strumento di
diffusione per eccellenza della dottrina, e uno scettro con un sole sulla cima,
nonché la luce della conoscenza che prevale sulle tenebre dell’ignoranza.
L’ultima
donna, abbracciata al dio Marte, è Eloquenza: ella tiene in mano un orologio,
riferimento celato all’ordine temporale che le parole devono seguire affinché
possano essere efficaci.
L’intento
delle donne è quello di persuadere Marte a non combattere nella battaglia
rappresentata sullo sfondo: il messaggio complessivo dell’allegoria, meglio
espresso nel ramo dell’albero spezzato (in alto a destra), è che la guerra
porta distruzione.
La
battaglia in realtà, forse un chiaro riferimento a quella di Corfù
precedentemente nominata, avrebbe avuto un esito positivo: lo si può osservare
nell’atteggiamento del dio Marte che sembra quasi rassicurare le tre donne, ma
soprattutto dal simbolo in basso a destra dell’aquila, ossia il bene, che
prevale sulla serpe, il male.
Dalla
parte opposta è dipinta la seconda allegoria, quella della pace. Si riconosce a
colpo d’occhio Verità, sempre completamente nuda, al di sopra di una scalinata,
che si volge in questo caso verso l’osservatore. A fianco a lei vi sono due
figure femminili: Teoria, sullo scalino più alto, e Pratica. Teoria si può
riconoscere per due motivi: la giovinezza, come sinonimo di immortalità (non a
caso se una teoria è vera è destinata a durare in eterno); e il compasso posto sulla
testa, con le punte rivolte verso l’alto, che richiama la lettera greca theta,
iniziale di teoria. Allo stesso modo Pratica, più anziana poiché legata
all’esperienza e alla materialità, presenta un compasso con le punte rivolte
verso il basso, per richiamare il pi greco.
Teoria e
pratica sono le premesse per la fioritura della arti che avviene in tempo di
pace e che viene rappresentata al di sotto di un edificio architettonico:
riconosciamo la pittura, la scultura, l’astronomia, l’astrologia, la musica e
molte altre.
Se si alza lo sguardo si nota un ampio affresco che celebra le virtù della famiglia Foscarini. Le figure in questo caso sono disposte a cerchio: quella più importante, che sta al di sopra di un globo e tiene su una mano il sole e sull’altra la luna, è Eternità. Abbiamo poi Ospitalità, rappresentata da una donna che tiene tra le braccia una cornocopia con del cibo; lo Splendore del nome, ossia un uomo barbuto che tiene su una mano una facella accesa (chiaro riferimento allo splendore) e sull’altra il bastone delle virtù (nonché il famosissimo bastone di Ercole).Segue Fama, la più singolare e ricca di significati: è rappresentata da una donna alata che tiene su una mano una tromba, con l’intento di richiamare l’attenzione e diffondere in questo modo il nome dei Foscarini, e sull’altra una corona d’alloro, pianta sempreverde, quindi augurio all’immortalità della fama stessa. Il tutto si chiude con Virtù, una donna che tiene in mano tre corone, due d’alloro e una d’oro.Infine si possono notare gli stemmi delle famiglie (rispettivamente quello dei Foscarini e di altre tre famiglie ad essi alleate) al di sopra delle due porte principali, e i busti dipinti degli antenati, al di sopra delle finestre.
Probabilmente
la famiglia voleva che anche gli antenati potessero assistere alla cerimonie
che si celebravano all’interno del salone.
Spostando l'attenzione all'altro ambiente, ossia la villa padronale, troviamo quindici sale dedicate interamente al museo della calzatura, con oltre 1500 modelli. Aperto al pubblico per la prima volta nel 1995, la famiglia Rossi, al tempo proprietaria del noto calzaturificio Rossimoda, lo allestì con l'intento di esporre gli ultimi sessant'anni della propria produzione.
Rossimoda nasce come azienda familiare con Narciso Rossi, il quale si era precedentemente formato presso il calzaturificio di Luigi Voltan, tornato nel 1898 dagli Stati Uniti con nuove tecniche di produzione e nuovi macchinari da impiegare in ambito calzaturiero.
Nel 1956 il figlio, Luigino Rossi inizia a lavorare all'interno dell'azienda di famiglia: grazie alla sua creatività e manualità nel 1963 firma il suo primo contratto di licenza con il famosissimo stilista Yves Saint Lauren. Da qui iniziarono le moltissime collaborazioni con i più importanti stilisti (Christian Dior, Emilio Pucci, Calvin Klein, Givenchy...), alle quali sono dedicate le numerose sale del museo.
Nel 2003 il gruppo finanziario internazionale del lusso (LVMH) acquista l'azienda Rossimoda e l'interno complesso (villa padronale e foresteria).
Una sala particolarmente interessante è quella dedicata alle origini delle calzature: si va da un piccolo sandalo datato 400 a.C.-200 d.C, alle calzature in broccato, decorate a mano, del 1200. Queste ultime furono realizzate dai Calegheri (da calighe,sandali romani), ossia i "calzolai", che nascono come arte e corporazione in età medievale per poi affiancarsi ai nobili, in cerca di un guadagno assicurato. I più intraprendenti decidono di stabilirsi in questa zona, dopo la caduta della Serenissima, sfruttando il fiume Brenta per lo scambio delle merci e dei materiali. Come afferma Luigini Rossi in una intervista rilasciata qualche anno fa, facendo riferimento a Napoleone, "nel 1807, durante la sua permanenza in Villa Pisani a Stra,..... l'imperatore affida i suoi stivali preferiti, alquanto malconci, a uno scarparo della Riviera affinchè li sistemi; e rimane alquanto soddisfatto del lavoro, visto che paga profumatamente il valente artigiano.
Spostando l'attenzione all'altro ambiente, ossia la villa padronale, troviamo quindici sale dedicate interamente al museo della calzatura, con oltre 1500 modelli. Aperto al pubblico per la prima volta nel 1995, la famiglia Rossi, al tempo proprietaria del noto calzaturificio Rossimoda, lo allestì con l'intento di esporre gli ultimi sessant'anni della propria produzione.
Rossimoda nasce come azienda familiare con Narciso Rossi, il quale si era precedentemente formato presso il calzaturificio di Luigi Voltan, tornato nel 1898 dagli Stati Uniti con nuove tecniche di produzione e nuovi macchinari da impiegare in ambito calzaturiero.
Nel 1956 il figlio, Luigino Rossi inizia a lavorare all'interno dell'azienda di famiglia: grazie alla sua creatività e manualità nel 1963 firma il suo primo contratto di licenza con il famosissimo stilista Yves Saint Lauren. Da qui iniziarono le moltissime collaborazioni con i più importanti stilisti (Christian Dior, Emilio Pucci, Calvin Klein, Givenchy...), alle quali sono dedicate le numerose sale del museo.
Nel 2003 il gruppo finanziario internazionale del lusso (LVMH) acquista l'azienda Rossimoda e l'interno complesso (villa padronale e foresteria).
Una sala particolarmente interessante è quella dedicata alle origini delle calzature: si va da un piccolo sandalo datato 400 a.C.-200 d.C, alle calzature in broccato, decorate a mano, del 1200. Queste ultime furono realizzate dai Calegheri (da calighe,sandali romani), ossia i "calzolai", che nascono come arte e corporazione in età medievale per poi affiancarsi ai nobili, in cerca di un guadagno assicurato. I più intraprendenti decidono di stabilirsi in questa zona, dopo la caduta della Serenissima, sfruttando il fiume Brenta per lo scambio delle merci e dei materiali. Come afferma Luigini Rossi in una intervista rilasciata qualche anno fa, facendo riferimento a Napoleone, "nel 1807, durante la sua permanenza in Villa Pisani a Stra,..... l'imperatore affida i suoi stivali preferiti, alquanto malconci, a uno scarparo della Riviera affinchè li sistemi; e rimane alquanto soddisfatto del lavoro, visto che paga profumatamente il valente artigiano.
Comunicazioni pratiche👌
orari di apertura:Da lunedì a giovedì: 9:00 - 13:00 // 14:00 - 18:00
il venerdì dalle 9:00-13:00 // 14:00-17:00
Sabato, domenica e festivi: 14:30 - 18:00 solo visite guidate
Pasquetta, 25 aprile, 1 maggio, 2 giugno: aperto dalle 14:30 alle 18:00
15 agosto e domeniche di agosto: chiuso
Nei mesi di gennaio, febbraio, marzo, novembre, dicembre:
Sabato, domenica e festivi: chiuso
Da Natale all’Epifania: chiusi
localizzazione e contatti:via Doge Pisani 1/2
30039 Stra - Venezia - Italia
Tel +39 049 9801091
Fax 049 9801589
Email: infomuseo@villafoscarini.it
PER ULTERIORI INFORMAZIONI ECCO IL LINK DEL SITO DEL MUSEO
14/02/17
Mostra "Storie dell'Impressionismo": motivi per andarci
Dal 29 ottobre scorso al 17 aprile 2017 il museo di Santa Caterina a Treviso ospita la mostra "Storie dell'impressionismo", organizzata per celebrare i vent'anni di attività dell'associazione culturale Linee d'Ombra, ideata e diretta dal critico d'arte Marco Goldin.
Le mostre organizzate in questi ultimi anni da Goldin e il suo seguito hanno avuto molto successo, sia in termini di visitatori sia per quanto riguarda le opere di valore inestimabile che sono state esposte.
La domanda alla quale voglio rispondere è questa: "Storie dell'impressionismo" si è dimostrata all'altezza delle aspettative?
A mio parere, la risposta è un SI.
In primo luogo focalizziamoci sulla parola storie. Sono presenti realmente delle storie all'interno della mostra?
Si. Possiamo trovare le storie dei singoli artisti, raccontate in cartelloni che affiancano le opere, le quali si mischiano con la vera e propria storia evolutiva del movimento impressionista.
Quest'ultima vede Ingres come punto di partenza,legato alla ritrattistica e all'atmosfera "familiare"; passa poi per Delacroix, che si fa portavoce di alti principi morali e politici; continua con Monet, che dà lo spunto iniziale per la nuova pittura en plein air; si conclude infine con Van Gogh e Gauguin, verso il simbolismo.
In questo contesto l'impressionismo viene inteso più come movimento di idee che come movimento pittorico.
All'interno della mostra ci si aspetta quindi di vedere tecniche pittoriche totalmente differenti, tematiche che variano senza un ordine ben preciso: questo perchè ogni pittore impressionista offre all'osservatore la propria interpretazione degli aspetti della realtà che più lo aggradano.
La prima mostra impressionista (Primiere Exposition), datata 1874, fu organizzata presso lo studio del famoso fotografo Nadar, al numero 35 di Boulevard de Capucines a Parigi.
Gli artisti si presentarono al pubblico sotto il nome di Societè Anonyme des Artistes Peintres, Sculpteurs, Graveurs.
Non fu sicuramente una coincidenza il fatto di essere ospitati da un fotografo: la fotografia, infatti, aveva gli stessi obiettivi dell'impressionismo, nonchè riprodurre un'immagine il più possibile fedele alla realtà.
Nel loro intento gli impressionisti si concentrano sulla luce e sui colori, più che sul disegno e sulle forme, poichè sono la prima cosa che il nostro occhio riesce a percepire; adottano quindi tecniche diverse rispetto al passato, accostando colori puri e abolendo il chiaro-scuro.
Ci sarebbe molto altro da dire riguardo questo movimento, ma evito di dilungarmi ulteriormente...
Ecco alcune delle opere che mi hanno colpito maggiormente:
- Ritratto di Madamoiselle Irene Cahen d'Anvers,Renoir
Non a caso questo dipinto è stato scelto come emblema della mostra.
L'avevo sempre visto raffigurato nei libri di scuola o in alcune immagini sul web,
ma dal vivo è tutt'altra cosa.
ma dal vivo è tutt'altra cosa.
Mi ha colpito principalmente lo splendore dello sguardo della fanciulla: è come se Renoir fosse riuscito a creare una sorta di "trasparenza", di luccichio.
Uno sguardo sfuggente, sognante(come quello di ogni bambino),intento ad osservare altro, che incuriosisce l'osservatore.
Una luce del tutto naturale la investe, illuminandole la lunga chioma ramata e la leggiadra veste bianca e azzurra.
Ancora una volta l'attenzione va al colore: molto forte è infatti il contrasto tra il rosso ramato dei capelli e il verde scuro della vegetazione alle sue spalle.
- Cipressi con due figure, Vincent Van Gogh
Non è, a mio parere, una delle opere più significative di questo artista, ma mi ha colpito molto la tecnica pittorica con la quale è stato dipinto.
Le pennellate, pastose e dense, delineano ogni elemento del paesaggio. Una singola pennellata può servire per raffigurare una nuvola, un ramo del cipresso, il volto delle due donne: tutto grazie al colore. La scena dà l'idea di qualcosa di dinamico, in continuo movimento, come se la campagna fosse investita tutto d'un tratto da un forte vento.
Segnalo inoltre, tra gli artisti emergenti, una piacevole scoperta👌,Matteo Massagrande, al quale è dedicata una piccola sala all'interno del museo. Egli dipinge interni di abitazioni, modellati dal gioco di luce e ombre, molte delle quali sembrano vere e proprie foto!
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