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29/03/17

Mostra del Bellini- Conegliano

Presso Palazzo Sarcinelli, nel cuore della città di Conegliano, è stata allestita una mostra sul Bellini e i belliniani (suoi seguaci), che resterà aperta fino al 18 giugno 2017.
Una mostra molto interessante e anche piuttosto breve da visitare (facilitata dai cartelloni con spiegazioni), che ci permette di capire l’importanza della figura dell’artista veneziano Giovanni Belllini (noto anche come Giambellino) e la svolta che ha rappresentato per la pittura veneta e anche italiana in generale.
Ogni sala è dedicata ad un tema, ossia un argomento che i pittori del ‘400 affrontavano, tramite la pittura, nelle loro opere.
Si parte da temi religiosi, quali il Cristo che porta la croce, la Vergine con il bambino e le cosiddette Sacre Conversazioni (dipinti in cui erano presenti, oltre alla Madonna con il bambin Gesù, anche santi e angeli).
Erano dipinti destinati per lo più ad una sfera privata, una sorta di superstizione secondo la quale possedere un dipinto religioso all’interno della propria casa avrebbe scacciato i mali.







Colpisce molto il realismo e l’espressività della figure rappresentate: in particolar modo il Cristo sofferente, con gli occhi rossi per il dolore subito. Il Bellini, non a caso, conosceva Andrea Mantegna (molto bene dato che aveva sposato la sorella), celebre pittore della Camera degli Sposi a Mantova, e aveva chiaramente compreso che proprio quest’ultimo era un grande innovatore al quale ispirarsi. 











Le ultime sale sono dedicate ai ritratti. Notiamo in questo caso l’amore per i dettagli, che Giovanni Bellini e i belliniani più in generale avevano appreso dai fiamminghi (dipinto di Durer).
La suonatrice di Liuto, di Bartolomeo Veneto, mi ha colpito molto per la naturalezza e la positività che trasmette la sua espressione: osservandola ci sembra quasi di ascoltare la melodia che è intenta a suonare.
Una serie di dipinti acccostati concludono la mostra, lasciandoci intendere l’esito della pittura veneta nei secoli successivi.




Info:
sede: Palazzo Sarcinelli, via XX settembre132
orari 
martedì, mercoledì e giovedì 10.00 - 18.00
venerdì 10.00 - 21.00
sabato e domenica 10.00 - 20.00
la biglietteria chiude 30 minuti prima 
Chiuso il lunedì

Aperture straordinarie
Domenica 16 aprile (Pasqua), 17 aprile (Lunedì dell’Angelo), martedì 25 aprile, lunedì 1 maggio, venerdì 2 giugno

Biglietti
Intero: €11
Ridotto: €8,50 studenti, adulti over 60, convenzioni
Ridotto: €7 gruppi da 10 a 25 persone
Ridotto scuole: €4
Speciale famiglie: €22 nuclei familiari formati da due adulti e un minorenne (dal secondo minorenne in poi €6)
Gratuito: bambini fino ai 6 anni, disabili con accompagnatore, guide turistiche, due accompagnatori per classe e un accompagnatore per gruppo, giornalisti previo accredito.



21/03/17

Magritte e lo stupro


Il tema dello stupro è, ahimè, molto attuale ed è piuttosto complesso da esporre.
Viene molto spesso considerato un tabù, molti decidono di non esprimersi al riguardo.
Non si può dire lo stesso di Magritte, il quale, come sappiamo, amava far riflettere gli osservatori attraverso le proprie opere.


La sua opera "Lo stupro" (1935), appartenente ad una collezione privata, creò molto scalpore all'epoca. Venne considerata da molti un' opera di cattivo gusto, con riferimenti sessuali troppo espliciti.
Sicuramente anche voi, come me, l'avrete vista almeno una volta (in qualche rivista, sul web o sul libro di arte a scuola) e molto probabilmente avrete anche riso.
Come si fa a concepire logicamente un viso i cui occhi sono sostituiti dal seno, il naso non è altro che un ombelico e il pube viene messo al posto della bocca?
Tutto ciò è assolutamente strano, anormale, va contro ogni nostra concezione di ritratto.
Un'opera fuori dalla norma e molti penseranno "Magritte è pazzo". Sì forse lo era, ma in realtà di quest'opera si cela un significato molto profondo, che solo un uomo con un ingegno fuori dalla norma poteva ideare.
Magritte definisce l'amore puro come un perfetto equilibrio tra volto e corpo. Attraverso gli occhi e l'espressione entriamo in relazione con l'altro, dimostriamo il nostro interesse.


Ma il vero atto d'amore fisico si consuma attraverso la fisicità, il corpo.
Se Magritte avesse voluto rappresentare l'amore avrebbe quindi realizzato un normale ritratto, in cui viso e corpo sono complementari.
Lo stupro invece è qualcosa di malato, qualcosa che sconvolge questo equilibrio. L'atto sessuale viene posto prima di tutto, e prescinde dal fatto che l'altro possa essere consenziente.
Non è altro che una violazione: il corpo viola l'importanza del volto, si sostituisce ad esso, rendendo accecato, sordo e muto l'oggetto sessuale, che perde interamente la sua dignità, la sua individualità.





20/03/17

Musme: museo di storia della medicina e della salute





Per chi ha già visitato Padova in lungo e in largo ed è convinto di aver visto tutto consiglio il Musme, museo della storia della medicina e della salute.

Il Musme è stato inaugurato di recente (precisamente nel 2015) e per questo motivo molti non ne sono a conoscenza. 
Si trova vicino al centro di Padova, poco dopo la famosa tomba di Antenore, il leggendario fondatore della città.
Non bisogna essere per forza medici o studiare medicina per comprendere il contenuto del museo, io stessa non sono una grande amante di questo argomento😂.
Ma vale la pena visitarlo soprattutto per l'approccio innovativo che permette un rapporto completamente diverso con il visitatore, che è un po' l'obiettivo sia dei nuovi che dei vecchi musei ,che si avviano alla modernizzazione.
L'esperienza che mi ha lasciato il Musme è completamente differente rispetto a tutte le altre già avute in precedenza: un buon esempio di come la tecnologia, se usata nel modo giusto, possa accrescere e facilitare la nostra conoscenza.
Puoi gestirti completamente da solo la tua visita.
Puoi decidere se leggere i cartelloni espositivi che descrivono in modo esauriente ciò che viene esposto oppure puoi interagire in modo tecnologico.
In ogni sala sono presenti i cosiddetti "portoni virtuali". Devi semplicemente bussare, servendoti di un piccolo batacchio, e subito appare su uno schermo uno dei tanti protagonisti della storia della medicina padovana, che ti accompagnerà lungo il percorso, intrattenendoti con discorsi molto interessanti e piuttosto divertenti.
Nelle varie sale ci sono diverse indicazioni ("ascolta", "guarda", "gira"..), che attirano la tua attenzione e ti permettono di effettuare una visita non passiva, nella quale ti limiti ad ascoltare (perdendo la concentrazione nel giro di 5 minuti),ma attiva.
Puoi cimentarti in vari quiz per verificare il tuo livello di conoscenza del corpo umano in generale e quella del tuo corpo. 
La prima parte della visita è dedicata al contesto storico in generale, il fatto che il Musme sorga dove un tempo (1414) vi era l'Ospedale di Padova, la riproduzione del cannocchiale di Galileo come simbolo della Rivoluzione Scientifica del '500 e i riferimenti all'Università di Padova, una delle più antiche, nella quale vigeva la libertà di insegnamento (cosa non del tutto scontata all'epoca).
Poi si passa alla medicina in generale, alla composizione anatomica del corpo umano, si mostrano gli attrezzi usati per la dissezione dei cadaveri(da far accapponare la pelle😱) e la riproduzione di "contenitori" entro i quali si effettuavano interventi chirurgici.




Mi hanno colpito molto delle riproduzioni in legno di teschi, nei quali erano evidenziate con diversi colori le varie aree del cervello e le emozioni che si credeva scaturissero da queste aree. Un primo approccio al tema che sarà poi affrontato nei decenni successivi da medici e psicologi, quello della mente e dei processi mentali.
Inoltre sono rimasta incredibilmente stupita dall'utilizzo della stampante in 3D in medicina, che permette tuttora di ricostruire una protesi o un pezzo di organo e che rappresenta un grande progresso.







Insomma lo consiglio a tutti, studenti, lavoratori, famiglie con bambini...
Il Musme ha deciso di addottare un approccio che permette di rendere divertenti perfino i musei, non molto amati dai bambini e da coloro che ne hanno un ricordo come un luogo noioso nel quale sei costretto ad ascoltare, senza  magari apprendere nulla.
In questo modo tra qualche anno andare al museo sarà considerato da tutti come un'attività divertente tanto quanto andare al cinema o uscire per una passeggiata, con un unico obiettivo: quello di conoscere.
Orazio stesso affermava che l'unico modo per avvicinare tutti all'apprendimento era unire l'utile al dilettevole ("miscere utile dulci"), un po' come quando i nostri genitori ci promettevano di lasciarci guardare i cartoni animati solo dopo aver finito i compiti.
Il Musme usa la tecnologia,diventata fondamentale per ogni tipo di attvità e alla portata di tutti (diletto) al fine di un apprendimento (l'utile).

Info:

Dove:  Via San Francesco, 94 35121 Padova

Tel: 049.658767


Orari: Da martedi a venerdì: 14:30-19:00 (aperto alla mattina solo su prenotazione)   
          Weekend e festività: 9:30-19:00
          Chiuso i lunedi non festivi, 25 dicembre e 1 gennaio










03/03/17

Prospettiva pittorica: come nasce e dove trovarla


L'idea di prospettiva, come un insieme di norme geometriche che permettono di rappresentare un oggetto tridimensionale (la realtà) su un piano bidimensionale (la tela), nasce grazie all'artista Filippo Brunelleschi, agli inizi del '400. 
Brunelleschi è conosciuto in tutto il mondo per l'unica e inimitabile "cupola" del Duomo di Firenze, cupola tra virgolette perchè sarebbe meglio parlare di volta ottagonale.
Questa sua opera è frutto dell'accurato studio matematico e geometrico e della riflessione attenta sullo spazio reale; ma non è della cupola che voglio parlarvi😎.
Ecco alcune domande riguardanti questa tecnica:

Quando nasce?

La prospettiva nasce nel periodo chiamato Primo Rinascimento, che corrisponde a inizi '400-metà del '400. 

Chi la inventa?

Filippo Brunelleschi. Egli viene descritto dal Vasari come un uomo molto ambizioso, che amava trovare soluzioni alle questioni apparentemente impossibili, e che partecipava a qualsiasi tipo di concorso-sfida. Era dotato di grande ingegno e manualità: Vasari ritiene che fosse un modo per compensare la sua bruttezza fisica😁.






Il primo esperimento risale al 1423 circa e fu eseguito su una tavoletta non molto grande (25-30 centimetri), sulla quale Brunelleschi aveva dipinto il Battistero di Firenze. Purtroppo la tavoletta non ci è pervenuta, ma sono rimaste delle fonti attendibili che la descrivono.
Questa rappresentava il Battistero tramite il punto di vista dell'osservatore, che doveva trovarsi all'altezza del portale del Duomo (posto esattamente di fronte al Battistero).
Per dimostrare la veridicità dei suoi studi egli fece un buco sulla tavoletta in corrispondenza della porta del battistero raffigurato, più o meno all'altezza dell'occhio di colui che si apprestava ad ammirare l'opera. 
Appoggiava l'occhio sul buco dalla parte posteriore della tavoletta e teneva uno specchio nell'altra mano che rifletteva l'immagine dipinta.


In questo modo, chiunque facesse questo esperimento di fronte al battistero si sarebbe reso conto che le proporzioni tra figura reale e figura rappresentata erano esattamente identiche.













Perchè?

Nasce per la necessità di voler far coincidere la realtà osservata con la realtà dipinta, una necessità quindi di realismo.
Il primo che mise per iscritto le norme prospettiche fu Leon Battista Alberti, il quale nel 1436 scrisse il trattato "De Pictura", che definiva la rappresentazione prospettica come unica e vera rappresentazione del reale. L'arte non fu più vista come artigianato, ma divenne vera e  propria scienza, innalzando la figura dell'artista alla pari dell'intellettuale.

Dove trovarla?

Ci sono numeroso opere che, a partire dal 1400, sono frutto di norme prospettiche. La più esemplificativa, a mio parere, è "La citta Ideale", di Piero della Francesca, dove la disposizione delle mattonelle sul pavimento e le linee stesse degli edifici conferiscono profondità al dipinto. Questo capolavoro, risalente agli ultimi decenni del 1400, si trova all'interno della Galleria Nazionale delle Marche
(http://www.gallerianazionalemarche.it/),presso il Palazzo Ducale di Urbino.
Si è scelto questo luogo perchè è proprio ad Urbino che Piero della Francesca consiglia la casata dei Montelfeltro riguardo le modifiche architettoniche da apportare nella città ( la città di Urbino e tutti i suoi monumenti fanno parte del Patrimonio Unesco dal 1998).